Rassegna Stampa

RASSEGNA STAMPA ONLINE

Il Reporter.it (9/01/2013)

Giovanni dalle Bande Nere: scagionato il chirurgo, fu la setticemia

Giovanni_dalle_Bande_NereLa fine del mistero.

LA MALATTIA. Finalmente può tirare un sospiro di sollievo, anche se dall’aldilà, maestro Abram, che da quasi 500 anni veniva accusato della morte di Giovanni dalle Bande Nere. Infatti le indagini sulle ossa del padre di Cosimo de’ Medici hanno confermato che l’uomo d’arme morì per setticemia, ovvero per una grave infezione, e non per volontà del chiururgo, accusato di favorire gli imperiali. Secondo le cronache dell’epoca la morte fu dovuta a una cancrena che si manifestò dopo l’amputazione della gamba destra, resasi necessaria in seguito al ferimento durante uno scontro armato a Governolo, vicino a Mantova, il 25 novembre 1526.

L’ISPEZIONE. Givanni_BandeNere_TeschioE’ quanto ha annunciato il paleopatologo Gino Fornaciari dell’Università di Pisa, che con la sua equipe di ricercatori ha riesumato la salma di Giovanni dalle Bande Nere nella tomba delle Cappelle Medicee di Firenze. Nella stessa indagine è stata ispezionata anche la sepoltura della moglie Maria Salviati, che ha rilevato come la donna soffrisse di sifilide, malattia a trasmissione sessuale, comparsa in Europa per la prima volta nel ‘400 e diffusasi appunto nel ‘500.

FORNACIARI. “Il chirurgo Abram intervenne su un arto gravemente compromesso da una semiamputazione traumatica, limitandosi a completarla e a regolarizzare i monconi – ha riferito il paleopatologo -. La tibia fu segata immediatamente al di sotto della metà prossimale e l’operazione ne interessò solo la porzione laterale, dove è evidente il taglio orizzontale. Infatti dal lato mediale non si rilevano segni di taglio, ma solo scheggiature con andamento obliquo a sezione chirurgica ed osservata al microscopio stereoscopico, evidenzia una forte proliferazione di callo osseo endostale, conseguente alla ferita di archibugio dell’anno precedente”.

Obiettivo 3 (9/01/2013)

Riesumati i resti di Giovanni dalla Bande Nere e Maria Salviati

Firenze – E’ durata circa 20 giorni l’analisi degli esperti sui resti di Giovanni dalle Bande Nere e di sua moglie, Maria Salviati (padre e madre di Cosimo I de’ Medici, primo granduca di Toscana) conservati nella cripta del Museo delle Cappelle Medicee della Basilica di San Lorenzo a Firenze. L’ultima esumazione risale al 1945, 68 anni fa.

Entrambe le sepolture erano state danneggiate dall’alluvione del 1966 e anche per questo era necessaria una revisione dello loro stato di conservazione.

L’ispezione è stata condotta dalla Società italiana di ortopedia e traumatologia, diretta dal professor Gino Fornaciari e dal Dipartimento Radiologico dell’area fiorentina. L’iniziativa rientra nell’ambito del “Progetto Medici” un accordo di collaborazione scientifica fra l’Università di Pisa, l’Università di Firenze e la Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino che prevede una ricerca archeologica e paleopatologica sulle 49 deposizioni funebri dei Granduchi dei Medici, nelle Cappelle Medicee.

Grazie alla nuova ispezione sono state risanate le sepolture ed è stato condotto un nuovo studio dei resti della coppia. Le salme sono state poi deposte in nuove casse.

Dall’esame dello scheletro è emerso che Giovanni dalla Bande Nere era alto m 1,74. La sua schiena era gravata da numerose ernie provocate probabilmente dalle pesanti armature che portate fin dall’adolescenza avevano sovraccaricato il suo torace.

Giovanni nel 1526 durante uno scontro con i lanzichenecchi fu colpito ad un gamba, un falconetto come riferiscono più fonti. La ferita alla gamba destra costrinse il medico all’amputazione. Operazione compiuta al tempo senza anestesie – si narra che per portare a termine l’operazione Giovanni fu tenuto fermo da 10 persone – che si rivelò inutile: la setticemia ne causò in pochi giorni la morte.

La riesumazione ha confermato che la lesione fu causata proprio da un colpo di falconetto con un calibro di 6-7 cm, e che il chirurgo che gli amputò la gamba intervenne su un arto gravemente compromesso già semiamputato dal trauma del colpo. Il medico che lo operò agì con abilità e non fu lui a causare la morte del condottiero di casa Medici.

Conferme anche dall’analisi dello scheletro di Maria Salviati, la moglie di Giovanni. Maria mostra nel cranio segni di sifilide terziaria divenuta endemica nel corso del ‘500 che fu la causa della sua morte.

Il ritratto che le fece il Bronzino nell’anno della morte il 29 dicembre del 1543 raffigura Maria Salviati sofferente e precocemente invecchiata, in seguito all’avanzare della malattia.

A conclusione delle operazioni nella cassa di Giovanni dalle Bande Nereè stato inserito un messaggio composto dalla Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini, che ha riassunto il senso dell’operazione e i termini entro cui si è svolta.

Un altro messaggio era stato inserito nel 1948 quando si tenne la prima esumazione.

Firenze OggiNotizie (10/01/2013)

Giovanni dalle Bande Nere: scoperta la causa della morte

Firenze – Dopo 5 secoli il giallo sulla morte del padre di Cosimo de’ Medici, primo granduca della Toscana, è stato risolto grazie al lavoro di un’equipe dell’Università di Pisa. La causa del decesso del capitano (avvenuta nel 1526) fu setticemia, un’infezione molto grave che non gli dette scampo. Per lungo tempo si è ipotizzato che fosse stato ucciso dal chirurgo Abram che lo aveva operato alla coscia dopo una ferita da falconetto. Nelle cronache dell’epoca si parla di cancrena manifestatasi dopo l’amputazione della gamba destra. La salma, conservata nelle Cappelle Medicee, è stata riesumata dal paleopatologo Gino Fornaciari dell’Università di Pisa e dalla sua equipe di ricercatori, con i finanziamenti della Società italiana di ortopedia e traumatologia e con il sostegno del Dipartimento Radiologico dell’Area fiorentina. Secondo Fornaciari il chirurgo dell’epoca agì con professionalità e non tentò di provocare la morte del condottiero. Le indagini sono state svolte anche sui resti della moglie di Giovanni dalle Bande Nere, Maria Salviati. Era affetta da una grava malattia parodontale (10 denti cariati e un ascesso) e dalla sifilide terziaria, malattia trasmessa sessualmente. Negli ultimi tre anni di vita Maria, morta nel 1543, aveva sofferto di febbri, cefalea, coliche addominali, ulcere anali e perineali e una grave anemizzazione progressiva.

InToscana (10/01/2013)

Giovanni de’ Medici Riaperto il sepolcro

giovanni dalle bande nere

I risultati dell’Ispezione alla sepoltura finanziati dalla Società italiana di ortopedia e traumatologia

di Samuele Bartolini

Le sepolture sono state risanate, i resti della coppia sono stati oggetto di studi e deposti in casse idonee della ditta Ofisa di Firenze. Questi i risultati dell’ispezione alla sepoltura di Giovanni de’ Medici, detto dalle Bande Nere, ‘capostipite’ del ramo granducale mediceo, che dal 19 novembre si è protratta fino al 10 dicembre 2012. La ricerca è stata finanziata dalla Società italiana di ortopedia e traumatologia, facente capo al professor Gino Fornaciari e sostenuta dal Dipartimento Radiologico dell’area fiorentina, diretto dal dottor Ilario Menchi. 

E’ stato riaperto il vano sepolcrale di Giovanni dalle Bande Nere e di sua moglie, Maria Salviati – rispettivamente padre e madre di Cosimo I de’ Medici, primo granduca di Toscana - nella cripta del Museo delle Cappelle Medicee. Le due sepolture, già ispezionate nel 1945, furono danneggiate dall’alluvione dell’Arno del 1966. Necessitavano di una revisione conservativa. 

I lavori sono stati diretti dalla Sovrintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale di Firenze, e seguiti per competenza dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. I lavori, diretti da Andrea Niccolai, hanno previsto il sollevamento del grosso macigno che copriva il vano funebre. 

Dentro c’erano le casse di zinco contenenti i resti ossei del condottiero mediceo e di sua moglie. Nella cassa di Giovanni dalle Bande Nere sono state trovate due targhe metalliche e un sorta di provetta in vetro contenente una carta arrotolata con gli scritti relativi all’ispezione del 1945. Lo stesso oggetto era nella cassa di Maria Salviati, il cui scheletro era in condizioni peggiori per la presenza di acqua sul fondo.

Adnkronos (10/01/2013)

Risolto il giallo della morte di Giovanni dalle Bande Nere: ucciso da setticemia

Firenze, 9 dic. – (Adnkronos) – Giovanni dalle Bande Nere non venne tradito dal chirurgo che lo opero’: mori’ per una setticemia, un’infezione gravissima. Le cronache dell’epoca attribuirono le cause della morte ad una cancrena che si manifesto’ dopo l’amputazione della gamba destra, in seguito al ferimento durante uno scontro armato a Governolo, vicino a Mantova, il 25 novembre 1526.Dopo quasi cinque secoli, e’ stato risolto il giallo della morte del piu’ celebre capitano di ventura del Rinascimento, al servizio del Papa, Giovanni di Giovanni de’ Medici (Forli’, 6 aprile 1498 – Mantova, 30 novembre 1526). Ad uccidere il padre di Cosimo de’ Medici, primo granduca di Toscana, non fu (”per compiacere gli imperiali”) maestro Abram, il chirurgo che lo opero’ per una ferita alla coscia prodotta da un colpo di artiglieria di piccolo calibro (falconetto) di circa 6-7 cm.E’ quanto ha stabilito il paleopatologo Gino Fornaciari dell’Universita’ di Pisa, che con la sua equipe di ricercatori ha riesumato la salma di Giovanni dalle Bande Nere nella tomba delle Cappelle Medicee di Firenze, dove ha ispezionato anche la sepoltura della moglie Maria Salviati (in questo caso e’ stato accertato che negli ultimi anni di vita soffri’ di sifilide terziaria).”Il chirurgo Abram intervenne su un arto gravemente compromesso da una semiamputazione traumatica, limitandosi a completarla e a regolarizzare i monconi”, ha spiegato oggi il professore Fornaciari nel corso di una conferenza stampa in cui ha presentato i primi risultati dell’ispezione condotta tra il 19 novembre e il 10 dicembre scorsi, finanziata dalla Societa’ italiana di ortopedia e traumatologia e sostenuta dal Dipartimento Radiologico dell’Area fiorentina.Il chirurgo che amputo’ la gamba destra a Giovanni dalle Bande Nere, ha spiegato Fornaciari, agi’ con grande professionalita’, non sbaglio’ l’intervento e non cerco’ di provocarne la morte.Dalle analisi antropologiche condotte dall’Universita’ di Pisa, il leggendario condottiero rinascimentale e’ apparso ”un individuo con il cranio dalle proporzioni armoniose, di statura elevata, con ossa robuste e molto modellate dall’attivita’ fisica e dalla pratica dell’equitazione fin dall’adolescenza”. Quanto all’intervento chirurgico di maestro Abram, il professor Gino Fornaciari ha detto che fu eseguito in maniera precisa: ”La tibia fu segata immediatamente al di sotto della meta’ prossimale e l’operazione ne interesso’ solo la porzione laterale, dove e’ evidente il taglio orizzontale.”Infatti -ha spiegato Fornaciari- dal lato mediale non si rilevano segni di taglio, ma solo scheggiature con andamento obliquo a sezione chirurgica ed osservata al microscopio stereoscopico, evidenzia una forte proliferazione di callo osseo endostale, conseguente alla ferita di archibugio dell’anno precedente. Per quanto riguarda il moncone della fibula, si osserva una scheggiatura obliqua ed un taglio chirurgico orizzontale in corrispondenza dell’estremita’ distale. Il canale midollare non presenta segni riparativi”.Dall’indagine paleopatologica condotta sui resti di Maria Salviati e’ emersa, oltre ad una grave malattia parodontale, con 10 denti cariati e un ascesso, la presenza di un quadro tipico della sifilide terziaria, malattia sessualmente trasmessa comparsa in Europa alla fine del ‘400, divenuta endemica e molto comune proprio nel corso del ‘500. Negli ultimi tre anni di vita Maria, morta il 29 dicembre 1543, soffri’ di febbri, cefalea, coliche addominali, ulcere anali e perineali e una grave anemizzazione progressiva.

RASSEGNA STAMPA CARTECEA
CORRIERE FIORENTINO LA NAZIONE – QN L’AVVENIRE CORRIERE NAZIONALE LA NAZIONE – PISA