Prof. Fabrizio Bruschi
Ordinario di Parassitologia
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università di Pisa
Membro italiano dell’International Commission on trichinellosis

“What killed Mozart?” Cosa ha ucciso Mozart? Cosi’ si intitolava una rassegna sulle varie ipotesi delle cause di morte di WolfgangAmadeus Mozart, il celebre musicista austriaco, nato a Salisburgo     il 27 Gennaio 1756 e morto a Vienna il 5 dicembre 1791, apparsa due anni fa sulla prestigiosa rivista americana Archives of Internal Medicine, a firma di J. V. Hirschmann della University of Washington, a Seattle, negli U.S.A.
In questo articolo l’autore passa in rassegna le varie ipotesi fatte nel corso del tempo per spiegare la morte del musicista, all’alba del trentaseiesimo compleanno. Se ne conoscono ben 150 differenti, da quella dell’avvelenamento ad opera di colleghi invidiosi, a malattie piu’ o meno comuni a quell’epoca, come la malattia reumatica. In fine Hirschmann giunge a formulare un’ipotesi suggestiva che chiama in causa la trichinellosi, una malattia che all’epoca di Mozart non era stata ancora descritta.
Il mistero sulle cause della morte nasce anche dal fatto che i resti del genio sono andati dispersi irrimediabilmente sette anni dopo la sua morte e quindi non si potrà mai dare una risposta certa a questo interrogativo.                           
L’idea dell’avvelenamento nasce da indizi clinici come da fatti di natura storica. Ci sono pro e contro questa ipotesi. Innanzitutto l’osservazione che alla morte il suo cadavere andò incontro ad un notevole rigonfiamento tale da impedire l’autopsia. Inoltre a detta del figlio Carl Thomas che aveva allora 7 anni, gia’ nei giorni precedenti la morte l’edema diffuso impediva il benché minimo movimento al paziente. La teoria dell’avvelenamento è stata fatta propria dal celebre scrittore russo Aleksandr Pushkin nella sua opera “Mozart e Salieri”, dedicata ai rapporti tra i due celebri musicisti e ripresa successivamente nell’opera del celebre compositore russo Rimsky-Korsakov e quindi nel famoso film “Amadeus” del regista americano Milos Forman nel 1984. La teoria della cospirazione, oltre che essere priva di fondamento storico, lo è anche di credibilità sul piano medico.
E’ stata fatta anche l’ ipotesi di un’ intossicazione per l’assunzione di una dose eccessiva di mercurio che il musicista avrebbe regolarmente assunto per la cura della sifilide. Tuttavia, oltre all’assenza di una sintomatologia riconducibile alla malattia venerea mancano anche i segni clinici caratteristici di tale avvelenamento come l’irritabilità ed il tremore intenzionale, a giudicare dai suoi ultimi manoscritti che non denunciano alcuno di questi disturbi.
Tra le ipotesi di morte legate a malattie naturali, considerate dai vari autori negli anni, vi è quella dell’ uremia,  ipotesi formulata sulla base della testimonianza del padre di Mozart, Leopold. Questi racconta che Wolfgang nel 1784, ben sette anni prima del decesso, era affetto da una sintomatologia riconducibile ad un’ infezione delle vie urinarie; questa potrebbe essere evoluta negli anni successivi in una malattia renale che avrebbe progressivamente minato il suo vigore fisico. Quest’ipotesi è in contrasto col fatto  che negli ultimi mesi di vita Mozart descrive nelle sue lettere uno stato di vigore fisico e spirituale come dimostrato dalla produzione del periodo caratterizzata tra l’altro da due opere, “La Clemenza di Tito” ed “Il Flauto Magico”. Tuttavia l’insufficienza renale potrebbe essere insorta in maniera acuta come evoluzione di una manifestazione emorragica diffusa come per esempio la porpora di Schoenlein-Henoch. Questa potrebbe giustificare alcune delle manifestazioni cliniche descritte da chi ha assistito fino all’ultimo il compositore, ma non ha i caratteri di epidemicità ed ha una bassa mortalità.
Infine, tra le ipotesi piu’ accreditate in passato vi è stata quella del reumatismo articolare acuto che poteva giustificare molte delle caratteristiche del quadro clinico come l’edema diffuso senza difficoltà respiratoria, infiammazione delle estremità sia superiori che inferiori, la febbre ed il rash cutaneo. Se non è da prendere in considerazione la morte per un episodio acuto, una complicanza cardiaca della malattia insorta nell’infanzia avrebbe dovuto causare non solo edema, ma anche difficoltà respiratoria che invece non viene mai menzionata da chi ha assistito al decesso. Per altre motivazioni, soprattutto l’assenza dell’epidemicità, si può escludere l’ipotesi dell’endocardite infettiva, formulata da altri autori.
Alla luce di tutte queste considerazioni, secondo l’autore americano l’unica malattia che può racchiudere i caratteri del quadro clinico di Mozart (e cioè febbre, rash cutaneo, edema senza dispnea, infiammazione delle estremità comprese mani e piedi, coscienza integra fino alla morte, carattere epidemico, mortalità significativa, decorso prevedibile) è la trichinellosi, un’infezione causata da un nematode parassitario appartenente al genere Trichinella. Quest’ infezione sarà descritta ben quarantaquattro anni dopo la morte del musicista, da Sir James Paget, allora studente al primo anno di Medicina al St. Bartholomew’s Hospital di Londra. Essa viene contratta con l’ingestione di carne cruda o poco cotta di animali infetti, generalmente suino, cinghiale, altri animali selvatici e domestici, come il cavallo. E’ stato stimato che allo stato attuale circa 10 milioni di persone siano a rischio di contrarre questa infezione nel mondo.
Lo stesso Mozart racconta in una sua lettera scritta quarantaquattro giorni prima del decesso le meraviglie di gustose cotolette di maiale. Secondo Hirschmann sarebbe quindi lo stesso Mozart a rivelarci la causa della sua morte.
A confutare quest’ipotesi è intervenuto recentemente, in risposta all’articolo di Hirschmann, sulla stessa rivista J. Dupouy-Camet, parassitologo dell’Hopital Cochin di Parigi, il quale sulla base dell’assenza di segni tipici della trichinellosi, quali la mialgia e l’edema periorbitale, e sul fatto che questa infezione non abbia sempre un decorso predicibile esclude questa malattia come causa della morte di Mozart. Ma Hirschmann in replica contesta le obiezioni di Dupouy-Camet, rimanendo fortemente convinto della validità della sua ipotesi.
Personalmente, come ho avuto modo di scrivere allo stesso Hirschman, ritengo che l’obiezione piu’ rilevante da fare alla sua ipotesi è il fatto che un lungo periodo di incubazione della malattia si concilia male con un quadro clinico cosi grave da portare al decesso.
La trichinellosi ha cambiato alcune vicende della storia umana, come la data della scoperta del Polo Nord che sarebbe stato scoperto prima se un’intera spedizione, guidata da Salomon Andree, non fosse stata annientata dalla malattia causata dall’ingestione di carne cruda di orso polare, ma probabilmente non ci ha privato precocemente del piu’ grande genio musicale della storia.
Rimane sicuramente valida l’ipotesi piu’ romantica per spiegare la morte del celebre compositore che è quella secondo la quale Mozart è morto soltanto perché c’era bisogno di un nuovo maestro di cappella in Paradiso.