Il cimitero signorile del castello (XI-XII secolo)

GIUSIANI Sara, VITIELLO Angelica, FORNACIARI Gino

Introduzione
Il castello di Monte di Croce costituiva un importante caposaldo del potere comitale dei Conti Guidi, in quanto controllava i traffici commerciali della Toscana settentrionale in opposizione al nascente Comune di Firenze. E’ ormai accertato che il castello fosse tenuto da una famiglia aristocratica locale, i da Galiga, con i quali i conti Guidi intrattenevano rapporti molto stretti. All’interno del castello era presente una cappella, utilizzata come luogo di sepoltura signorile.

Il comune di Firenze pose l’assedio a Monte di Croce nel 1143 e, dopo alterne vicende, il castello fu distrutto nel 1154.

Gli scavi della chiesa, effettuati negli anni 2001-2002 dal Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena, hanno permesso l’esplorazione completa del piccolo complesso cimiteriale gentilizio della cappella castellana, databile all’XI-XII secolo (Francovich et al., 2003).

Le sepolture
L’importanza del cimitero del Castello di Monte di Croce – comprendente ben 71 unità scheletriche più o meno complete (35 subadulti e 36 adulti) – deriva dal fatto che siamo di fronte ad un’area cimiteriale privilegiata, destinata alla sepoltura dei signori del castello e dei loro fideles (Francovich et al., 2003). Questa area cimiteriale comprendeva, fra l’altro, dodici tombe a cassa in muratura e due in fossa terragna. Ogni tomba in muratura conteneva uno scheletro in connessione e resti disarticolati di altri individui. Solo una tomba era bisoma, con gli scheletri in connessione di una giovane donna e di un bambino. Anche i bambini risultano sepolti sia in tombe a cassa che in fosse terragne.
Gli adulti in connessione nelle tombe in muratura sono risultati 7 di sesso maschile e 3 di sesso femminile (Fornaciari et al., 2003).

Scopo del lavoro
Essendo oggetto dello studio un gruppo sociale gentilizio, si è voluto verificare se gli individui presenti nelle tombe in muratura presentassero alterazioni morfologiche e/o patologiche tali da far supporre la presenza di attività tipiche delle classi elevate dell’epoca come, ad esempio, l’uso delle armi o la pratica equestre abituale.

Metodologia di studio
Per il rilievo dei caratteri ergonomici del postcraniale sono state seguite le metodologie di: Dutour (1986), Kennedy (1989), Mann e Murphy (1990), Palfi (1992), Blondiaux (1994), Molleson e Blondiaux (1994), Palfi e Dutour (1996), Belcastro, Facchini, Neri, Mariotti (2001).
Per stabilire il grado di sviluppo dei marcatori scheletrici di stress funzionali è stato utilizzato il lavoro di Robb (1994) prendendo in considerazione solo i gradi più elevati (4 e 5).
Sono state seguite inoltre le indicazioni dei principali Autori che hanno individuato i marcatori muscolo-scheletrici dei cavalieri (Palfi, 1992; Blondiaux, 1994; Molleson e Blondiaux, 1994). Per l’artrosi, è stata adottata la classificazione di Ortner (2003).

Caratteri ergonomici degli arti superiori
Per quanto riguarda gli arti superiori, l’osservazione delle aree di inserzione muscolare evidenzia in particolare un’intensa attività dei muscoli del cinto scapolare. Infatti il 63,6% delle scapole presenta inserzioni muscolari molto marcate per il tricipite , mentre il 50% delle clavicole presenta inserzioni molto marcate per il deltoide , muscoli entrambi attivi nell’abduzione dell’arto superiore.
Molto frequenti sono anche le forti inserzioni del grande pettorale (47,8%), del gran dorsale e del gran rotondo (52%), attivi invece nell’adduzione del braccio.
Ben il 61,9% delle ulne presenta impronte molto marcate o entesopatie a livello delle aree di inserzione del brachiale anteriore , che è flessore dell’avambraccio. Nell’eziologia di tali lesioni giocano un ruolo importante gli effetti di flessione forzata e ripetuta del gomito.
In conclusione prevalevano nettamente i grandi movimenti di abduzione ed adduzione dell’arto superiore e quelli di flessione dell’avambraccio.

Caratteri ergonomici degli arti inferiori
Per quanto riguarda gli arti inferiori, nel 70,4% dei femori osservati si rileva una tuberosità glutea molto sviluppata, espressione di una forte sollecitazione del grande gluteo . Il grande gluteo, se prende il suo punto fisso sul bacino, agisce sul femore estendendolo e ruotandolo lateralmente; se prende il punto fisso sul femore, estende il bacino sui femori. Nel 50% dei casi si osserva lo schiacciamento del piccolo trocantere, accompagnato talora dalla presenza di osteofiti in corrispondenza dell’inserzione dell’ ileopsoas ; questo muscolo flette la coscia sul bacino, se prende il punto fisso sulla colonna, mentre flette il tronco sul bacino, se prende il punto fisso sul femore.
Il 72,2% delle tibie presenta l’area di inserzione del soleo in rilievo e, in diversi casi, con osteofiti, evidenziando un forte sovraccarico di questo muscolo. Il soleo estende il piede sulla gamba ma è anche responsabile, a ginocchio parzialmente flesso, della flessione plantare della caviglia.
Infine, L’area di inserzione del tendine di Achille si presenta molto marcata o con entesopatia nel 64,3% dei casi.
In conclusione si tratta di muscoli che rivestono una funzione essenziale nel mantenimento della posizione eretta e nella deambulazione, ma anche nella pratica dell’equitazione.

Marcatori scheletrici dei cavalieri
Gli individui che presentano i markers più numerosi sono risultati lo scheletro 18, il 19 e il 28. Infatti in tutti e tre si rilevano: gli osteofiti a livello della fovea femorale, le caratteristiche alterazioni morfologiche del piccolo trocantere, su cui si inserisce il muscolo ileopsoas, l’ipertrofia della tuberosità glutea e del vasto laterale. L’individuo 18 presenta anche l’ipertrofia del vasto laterale. L’individuo 19 presenta inoltre l’ipertrofia del medio gluteo, l’ipertrofia del vasto laterale e gli entesofiti della linea aspra. L’individuo 28, oltre agli indicatori muscolari in comune con il 18 e 19, presenta anche l’ipertrofia del gastrocnemio e del pettineo.
Tutte le entesopatie dell’estremità prossimale dei femori indicano il forte impegno dei muscoli estensori e rotatori che partecipano alla postura del cavaliere; inoltre l’ossificazione della linea aspra evidenzia la forte sollecitazione degli adduttori.
E’ interessante osservare anche l’ipertrofia della linea solea, sia a destra che a sinistra, negli scheletri 18 e 19. Il muscolo soleo non solo è estensore del piede sulla gamba, ma è responsabile della flessione plantare della caviglia a ginocc24 Novembre, 2008te sollecitato soltanto nella deambulazione e nel salto, ma anche nella pratica equestre.
In conclusione, l’insieme delle alterazioni scheletriche, più propriamente definito come “sindrome del cavaliere”, è stato riscontrato, nelle tombe privilegiate, in almeno 5 individui su 8 maschi adulti: lo scheletro 13, il 16, il 18, il 19 e il 28 (vedi tabella seguente).

 

SESSO

ETA’

(in anni)

STATURA

(in cm)

PRATICA EQUESTRE

13

M

45-50

178

Molto probabile

13 bis

M

Circa 35

178

Poco probabile

14

M

50-55

167

Probabile

15

M

35-40

165

Poco probabile

16

M

35-40

177

Molto probabile

18

M

Circa 50

180

Quasi sicura

19

M

40-45

180

Quasi sicura

20

F

17-18

167

Poco probabile

28

M

40-45

166

Quasi sicura

Artrosi vertebrale
Il precario stato di conservazione delle colonne vertebrali non ha permesso uno studio completo di tutti gli individui in connessione. Infatti, su 14 scheletri (12 adulti e 2 giovani), solo 5 presentavano la colonna completa o quasi completa.
I giovani (individuo 20 e 23), come era prevedibile data l’età, non mostrano alcun segno di artrosi.
Gli individui adulti 14, 15, 27 erano affetti da artrosi di grado moderato.
L’individuo 14 presentava artrosi soprattutto a livello del tratto toracico e lombare, con osteofiti sui bordi dei corpi, alcune faccette articolari deformate ed alcuni speroni laminari; nello scheletro 15 si rilevano segni lievi di artrosi a livello toracico e lombare, con formazioni osteofitiche sui bordi dei corpi; nello scheletro 27 segni di artrosi con bordi osteofitici sono evidenti nella regione cervicale, toracica e lombare.
Solo l’individuo 30, una donna di oltre 50 anni, presentava un’artrosi a livello cervicale, con eburneizzazione di una faccetta dell’epistrofeo e con formazioni osteofitiche dei corpi; anche tutte le toraciche presentavano porosità dei piatti vertebrali.
Gli individui in connessione presentano due sole ernie di Schmorl, esteriorizzate posteriormente (scheletro 18 e scheletro 15).
In conclusione il fenomeno, unitamente ai modesti quadri artrosici rilevati, depone per uno scarso sovraccarico ponderale della colonna.

Artrosi extravertebrale
Le articolazioni interessate da artrosi sono numerose. La malattia colpiva soprattutto a livello acromio-clavicolare (61,5%), sterno-clavicolare (54,5%) e coxo-femorale (46,7%), anche se non si evidenziano quadri particolarmente gravi, con eburneizzazione e deformazione delle superfici articolari; le lesioni, in particolare quelle del distretto sterno-clavicolare, non risultano correlabili con l’età, ad eccezione dell’artrosi della spalla, presente nel 45,4% (Jurmain, 1977).
Il fenomeno, insieme alla distribuzione delle impronte muscolari, particolarmente marcate a livello del cinto scapolare e dei femori, depone nettamente per un’eziologia funzionale.
L’elevata incidenza di alterazioni artrosiche a livello del gomito (38,9%) e del ginocchio (43,7%) dimostra che anche queste articolazioni erano sottoposte a forte stress funzionale. Infatti, come è noto, gli agenti locali meccanici incidono più dell’età su queste articolazioni.
Le articolazioni meno colpite da artrosi sono risultate quelle del polso (8,3%) e della caviglia (6,7%).
In conclusione la distribuzione dell’artrosi extravertebrale a livello delle grandi articolazioni della spalla e del gomito, dell’anca e del ginocchio risulta in armonia con i risultati dello studio ergonomico dell’arto superiore e di flessione dell’avambraccio e l’ipertrofia della muscolatura implicata sia nella deambulazione che nella pratica equestre.

Conclusioni
Dallo studio ergonomico dei resti scheletrici del cimitero signorile di Monte di Croce emerge un gruppo umano particolarmente vigoroso, la cui componente maschile, pur non sottoponendosi a pesanti sovraccarichi ponderali, esercitava abitualmente la pratica dell’equitazione ed era caratterizzata da ampi movimenti degli arti superiori compatibili con l’uso delle armi dell’epoca (spada, lancia e scudo).
La presenza di lesioni ossee intenzionali, talora peri-mortem , interpretabili come ferite inferte da arma (Fornaciari et al, 2003), avvalora ulteriormente questa interpretazione.

Riferimenti bibliografici
BELCASTRO M.G., FACCHINI F., NERI R., MARIOTTI V., 2001, Skeletal Markers of Activity in the Early M iddle Ages Necropolis of Vicenne-Campochiaro ( Molise , Italy ) , Journ. Paleop., 13, pp. 9-20.
BLONDIAUX J.,1994 , A propos de la dame d’Hochfelden et de la pratique cavalière: discussion autour des sites fonctionnels fémoraux , Actes des 6 mes Journées Antropologiques, Dossier de Documentation Archéologique n e 17, CNRS Éditions, Paris, pp. 97-109.
CATTANEO L., 1985, Ossa, articolazioni e muscoli dell’uomo, Monduzzi, Bologna.
DASTUGUE J.,GERVAIS V., 1992, Paleopathologie du squelette humain , Société Nouvelle des Éditions Boubée, Paris.
DUTOUR O.,1986, Enthesopaties (lesions of muscolar insertions) as indicators of the activities of Neolithic Saharan populations , Am. Journ. Phys. Anthrop.,71, pp.221-224.
FANTINI F., 1983, Artrosi, Carlo Erba, Milano.
FORNACIARI G., GIUSIANI S., VITIELLO A, 2003, Paleopatologia del cimitero signorile del castello di Monte di Croce (I a fase, XI secolo) , III Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Edizioni All’Insegna del Giglio, Firenze, pp. 292-298.
FRANCOVICH R., TRONTI C., CAUSARANO M.A., 2003, Lo scavo della chiesa e del cimitero di Monte di Croce (2001-2002). Una cappella privata tra XI e XII secolo , III Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Edizioni All’Insegna del Giglio, Firenze, pp. 292-298.
HAWKEY D.E., MERBS C.F., 1995, Activity-induced muscoloskeletal stress markers (MSM) and subsistence strategy changes among ancient Hudson Bay Eskimos , Int. Journ. Osteoarchaeol. 5, pp. 324-338.
JURMAIN R.D., 1977, Stress and the etiology of osteoarthritis, Am. Journ. Phys. Anthrop., 46, pp. 353-366.
KENNEDY K.,A.,R., 1989, Skeletal Markers of Occupational stress in “Reconstruction of Life from the skeleton “, in Iscan M. Y., Kennedy K.A.R., (eds), Alan R. Liss, New York pp. 129-160.
MANN R.W., MURPHY S.P.,1990, Regional Atlas of Bone Disease. A Guide to Pathological variations in Human Skeleton, Thomas, Springfield , Illinois .
ORTNER D.J., 2003, Identification of pathological conditions in human skeletal remains , Academic Press, San Diego.
PÁLFI G., 1992, Traces des activités sur les squelettes des anciens hongrois , Bull. Mém. Soc. Anthrop. Paris, 4, pp.209-231.
PALFI G., DUTOUR O.,1996, Activity-induced skeletal markers in Historical anthropological material. Intern. Journ. Anthrop.,11, pp. 41-55.
ROBB J.E,1994, Skeletal signs of activity in the Italian Metal Ages, Methodological and interpretative notes , Hum. Evolut., 9, pp. 215-229.
SIMONETTI C. et alii , 1996, Modificazioni biomeccaniche e alterazioni traumatiche del rachide lombo-sacrale negli sport equestri , Radiol. Med, 91, pp. 542-546.