Introduzione al progetto
di Gino Fornaciari
Il progetto di ricerca prevede lo scavo archeologico di una vasta area ed interesserà sia il cimitero del castello, sia le strutture abitative e signorili. Il cantiere di scavo, un vero e proprio cantiere-scuola per gli studenti dei corsi di Paleopatologia e Archeologia Funeraria dell’Università di Pisa, prevede la permanenza sul sito di 15 operatori archeologi per la durata di uno o più mesi l’anno a partire dall’agosto del 2007.
Scopo del Progetto è rispondere con lo scavo ad alcune domande storiche fondamentali:
1) origini dell’insediamento e prime fasi d’incastellamento;
2) ricostruzione dell’organizzazione dell’insediamento nelle sue varie fasi;
3) ricostruzione dello stile di vita e delle malattie degli abitanti del castello attraverso lo studio dei resti scheletrici.
Inoltre, obiettivo importante è quello di rendere fruibile il sito archeologico ai visitatori e di creare un itinerario turistico fra castelli, pievi e paesi della Val di Lima. Pertanto, in contemporanea alle indagini archeologiche è prevista la realizzazione di un percorso di visita che consenta agli interessati di accedere in sicurezza agli scavi.
L’ambiente e il territorio
di Antonio Fornaciari
Il territorio oggetto della ricerca corrisponde alla regione della Val di Lima lucchese cioè all’area del comune di Bagni di Lucca che si estende per 164,65 Kmq. Si tratta di un territorio alto-collinoso e montano, delimitato a nord dalle cime dell’AppenninoTosco-Emiliano che sfiorano i 2000 metri, a sud dall’altopiano delle Pizzorne che raggiunge i 1000 metri. Se dovessimo suddividere il territorio della regione in fasce dalle caratteristiche fisiche differenti, scandite dalla differenza delle quote, e tendenzialmente speculari sul versante nord e sud, potremmo all’incirca delimitare tre zone:
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La fascia ristretta del fondovalle, caratterizzata dal corso instabile del torrente Lima, e soggetta alle sue piene improvvise, fattore questo che ha notevolmente ostacolato l’insediamento in epoca pre-moderna.
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La fascia collinosa e montana caratterizzata dagli ampi castagneti, dai terrazzamenti e dalle colture, che raggiunge gli 8oo metri su entrambi i versanti. È questa la zona di più antico popolamento dove si sono sviluppati gli insediamenti d’età medievale e dove è situata la maggior parte delle frazioni del comune.
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La fascia dell’alta montagna, scarsamente abitata, dove ai boschi di faggi succedono i pascoli e, almeno a nord, le praterie di mirtilli e le cime appenniniche del monte Rondinaio (1964 m) e dell’Alpe delle Tre Potenze (1940 m).
La Val di Lima nel Medioevo
Il territorio costituiva in età longobarda e carolingia uno dei tre distretti amministrativi in cui era suddivisa la montagna lucchese ed era denominato “Fines Contronenses”. Le circoscrizioni territoriali, chiamate “fines” nelle pergamene altomedievali dell’Archivio Arcivescovile di Lucca, prendevano solitamente nome dal castello, spesso associato ad una pieve, che costituiva il vero e proprio centro amministrativo del distretto (1), nel nostro caso con riferimento alla sub regione dell’attuale Controneria, situata a nord della Lima, dove il castrum di Controne è forse identificabile nel fortilizio di cui restano tracce sul Colle di Castello che sovrasta Pieve di Controne. Sempre sulla base dei documenti dell’AAL il territorio risulta diviso in almeno quattro plebati: S. Giulia in Controne (anno 772), S.Stefano de Bargi (anno 913), S.Quirici de Casanicclo o de Casabasciana (anno 918), S.Paolo de Vico Pannucculorum (anno 873). Dalle quattro pievi della valle dipendevano numerose ville di cui è agevole rintracciare la precisa localizzazione o per la continuità insediativa che caratterizza molte località o per il permanere dei toponimi. Nel corso del IX e soprattutto del X secolo si assiste, come accade del resto in molti altri distretti della lucchesia, all’allivellamento da parte del vescovo di molte proprietà ecclesiastiche, di cui sono fatti beneficiari alcuni esponenti dell’aristrocrazia lucchese, che verranno costruendo i loro domini signorili svincolandosi progressivamente dal controllo vescovile. Le famiglie che hanno interessi patrimoniali nella valle sono quella dei Cunimundinghi, di cui i Suffredinghi costituiscono il ramo principale, che troviamo citati per la prima volta nell’828 e che hanno la maggiore concentrazione di beni nella porzione occidentale della Val di Lima con Fornoli, Chifenti e Lugliano; la famiglia dei Corvaresi che alla fine del X secolo riceve a livello, nella figura del suo principale esponente Fraolmo vicecomes, numerosi beni in tutta la valle, tra cui beni in Menablo; infine la famiglia dei Porcaresi, la cui presenza, più duratura rispetto a quella degli altri gruppi familiari, è attestata dall’XI secolo sino alla seconda metà del XIII, e che dal centro signorile di Corsena estendeva la propria influenza su buona parte della vallata. Nel corso del XIII secolo la regione è progressivamente assoggettata al comune di Lucca e nello statuto comunale del 1308 è ormai nominata “Vicaria Terrarum Civium et Vallis Lime”, anche se in epoca castrucciana l’instabilità della situazione politica sembra portare all’affermazione di alcuni poteri territoriali autonomi, come quello dei Castracane nella porzione occidentale, e quello dei Lupari nella porzione meridionale e orientale, che si dimostrano però di breve durata. Un nuovo periodo di stabilità si inaugura con la riacquistata indipendenza di Lucca nel 1369, quando la valle è ridotta definitivamente a Vicaria Lucchese.
La documentazione scritta sul sito di Benabbio (elenco delle attestazioni)
983 “abitantibus in villis…Menabla” (2) .
991 “abitantibus in villis …Menablacha” (3).
Fine X facevano parte del beneficium Fraolmi “IIII manentes in Menablo nescimus quid reddit” (4)
1047 “loco Menablo” (5).
1047 “villa illa que dicitur Menablo” (6).
1053 “loco et finibus Menablo” (7).
1201 “in palatio sancti Michaelis”, il podestà Ingherramo e “Paganus Ronthini et Ubertus q.
Uberti Fralmi consules militum” decidono, “ex auctoritate civitatis”, di riconoscere
a Lamberto Artilii il danno di quindici lire subito dal suo cavallo “macagnatus in
cavalcata de Menabbio” (danno già riconosciuto dal podestà Paganello “de
Porcaria”, come da atto del notaio Mercato), e quindi il diritto al risarcimento per
tale somma, che dovrà venirgli corrisposta dal Comune lucchese, come da carta
del notaio Burcio (8).
1218 data scolpita sulla facciata della chiesa di San Michele del castello di Benabbio.
1260 Ecclesia S. Maria de Menabbio (rendita di lib. CXL) (9).
1284 A questa data Benabbio era retto a Comune (10).
1308 Comune de Menabbio, compreso nella Vicaria Terrarum Civium et Vallis Limae, deve presentare a Lucca per la luminara di Santa Croce un cero di venti libbre.
1310 Il 30 giugno i fuoriusciti lucchesi di parte bianca si riunirono nella chiesa di S. Sisto a Pisa per eleggere propri procuratori i quali rappresentassero la “Universitas Lucanorum exititiorum de Luca” davanti ai legati di Enrico VII, re dei romani e per prestare obbedienza all’impero. Tra i presenti c’è un certo Ciompo di Guglielmo che agisce anche come procuratore di suo fratello Datuccio e dei fratelli Luporo e Turello e di Nuto e Lemmo da Benabbio (11).
1314 Luporo Lupori, signore di Benabbio, prende parte alla battaglia di Pontetetto e al sacco di Lucca come alleato di Castruccio al seguito di Uguccione della Faggiola (12).
1323-1325 Luporo, signore di Benabbio, Limano, Casoli e Vico Pancellorum, si ribella a Castruccio avvicinandosi ad Ermanno de’ Tedici di Pistoia. Castruccio, portatosi in Val di Lima, lo caccia dalle sue terre ed egli si rifugia con i figli a Bologna. (13)
1334 Marsilio de’ Rossi di Parma, vicario regio di Lucca, ordina la distruzione dei castelli di Benabbio e di Controne. Portichetto da Pontremoli si reca con dieci maestri lapicidi nelle terre di Benabbio e di Controne e vi si trattiene una settimana per compiere l’opera. (14)
1338 Vengono effettuati radicali lavori alla chiesa di Santa Maria (15).
1348 Un incendio distrugge due terzi delle case di Benabbio (16).
1384 Era già esistente l’ospedale di San Tommaso di Benabbio (17).
1385 La chiesa di Santa Maria di Benabbio ottiene il fonte battesimale (18).
1387 E’ ricordata per la prima volta in un documento scritto la Ecclesia S. Michaelis de Castro Menabii (19).
1405 Una giovane schiava, di nome Caterina, di proprietà del banchiere fiorentino Arrigo Davanzati, sedotta da un soldato è stata abbandonata a Benabbio (20).