Risultati 2014

La Divisione di Paleopatologia e il Dipartimento di Antropologia della Ohio State University presentano il Progetto di studio e scavo archeologico del monastero Camaldolese di Badia Pozzeveri, Altopascio.

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Risultati della Campagna 2014

La quarta campagna di scavo a Badia Pozzeveri si è svolta tra il giugno e l’agosto 2014, in regime di concessione ministeriale, grazie al supporto del Comune di Altopascio e della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Hanno lavorato sul cantiere, per sei settimane, trentadue studenti iscritti alla Fieldschool Pozzeveri varata dall’Università di Pisa (Divisione di Paleopatologia), dalla Ohio State University (Department of Anthropology) e da IRLAB (Institute for Research and Learning in Archaeology and Bioarchaeology), a cui sono subentrati per due settimane otto studenti del Master di primo livello in Bioarcheologia, Paleopatologia e Antropologia Forense organizzato dalle sedi universitarie di Bologna, Statale di Milano e Pisa. Alle aree di scavo aperte nelle campagne precedenti, dopo la chiusura dell’area 1000, si è aggiunta la nuova area 5000, immediatamente a SW della chiesa, per una superficie indagata totale pari a circa 720 m2 (fig.1). Per maggiori informazioni sul progetto e sullo scavo si rimanda al sito www.paleopatologia.it. Di seguito sono descritti sinteticamente i risultati dell’indagine nelle diverse aree.

Antonio Fornaciari

Area 2000

L’area 2000, collocata a N della chiesa di San Pietro, è suddivisa da W a E in due settori, denominati A e B. L’area è stata ampliata in due direzioni: verso W (14 m2) per approfondire lo studio delle ultime fasi d’uso del cimitero ottocentesco e verso N (circa 9 m2), per cercare di individuare ulteriori sepolture legate alla pandemia colerica del 1855. È stata inoltre unita alla porzione più settentrionale dell’area 1000, in modo da dare continuità stratigrafica alle due aree di scavo (fig. 1). La campagna 2014 ha permesso di documentare con chiarezza alcune sepolture medievali (XI-XIII secolo). Si tratta di 11 inumazioni in fossa semplice, orientate canonicamente W/E: sei, nel settore B, sono intercettate trasversalmente dalle fosse del colera del XIX secolo, mentre altre cinque sono situate nel settore A, ad un livello sottostante le fasi d’uso settecentesche del cimitero postmedievale. A questa medesima fase andrebbero collegate altre quattro fosse, aventi stesso orientamento, collocate nel settore NW dell’area 1000. Tra XIII e XV secolo alcune strutture murarie vanno a sovrapporsi in parte alle sepolture, come la struttura US 2106, orientata N-S, larga 0,5 m circa e realizzata in ciottoli e pietre spaccate legate da malta grigia, o le strutture UUSS 2100 e 2358, comprendenti i residui di una pavimentazione in laterizi disposti a spina pesce. Per ciò che riguarda le fasi cimiteriali del XVIII-XIX secolo, l’ampliamento a W e la prosecuzione dell’indagine nel settore A hanno portato al rinvenimento di altre 18 sepolture, con orientamenti diversi, caratterizzate dai consueti elementi di corredo (croci bronzee, rosari, bottoni in osso). È stata rinvenuta solamente un’ulteriore sepoltura appartenente alla fase del colera del 1855 (USK 2399), posta nella porzione NE del settore B; anche in questo caso un letto di calce era posto sia al di sotto che al di sopra dell’individuo (fig. 2). La campagna 2014 ha quindi evidenziato l’uso cimiteriale dell’area già in età medievale: lo spazio a N della chiesa era adibito a spazio cimiteriale probabilmente già a partire dall’XI secolo e, nonostante l’edificazione di alcune strutture annesse alla chiesa in età basso medievale (XIII-XIV secolo), continua ad esserlo fino alla soppressione dell’abbazia camaldolese. Nel XVIII-XIX secolo riprende l’uso funerario, quando viene definito uno spazio rettangolare adibito a cimitero parrocchiale, dove si intensificano le inumazioni, soprattutto nella porzione a W della struttura US 2106.

Francesco Coschino, Silvia Testi

Area 3000

L’area 3000 è stata ampliata verso S con lo scopo di mettere in evidenza le fondazioni del perimetrale meridionale e della facciata della chiesa abbaziale (fig. 3). Nella porzione E dell’area, a circa 2,5 m dalla facciata odierna e ad essa parallela, è stata individuata una fossa (US -3409) larga 1,30 m e conservata in profondità per 70-80 cm. La trincea si estende da N a S per 9 m circa. Al suo interno, in corrispondenza delle estremità N e S, si sono conservati lacerti di fondazioni, composte di ciottoli, pietre spaccate e legante povero di malta, che divergono notevolmente da quelle della chiesa camaldolese, a base di pietre sbozzate e spaccate con abbondante malta grigia. Si tratta della traccia di una primitiva facciata, anteriore agli ampliamenti del XII secolo, e riferibile con ogni probabilità ad un edificio di culto del X-XI secolo, identificabile con la Ecclesia Sancti Petri prope Burgo de Poctieuli attestata dalle fonti a partire dal 1039 (AAL, ++D. 38). Nelle precedenti campagne di scavo erano state identificate tre strutture tombali a cassa litica addossate esternamente ai perimetrali della chiesa camaldolese, due a ridosso del muro N, ed una appoggiata alla facciata nella metà settentrionale. Lo scavo ha permesso di evidenziare un’altra struttura simile (US 3407), a contatto della porzione S della facciata, contenente i resti scheletrici di almeno sette individui (quattro in connessione e tre in riduzione). Ai lati dell’ingresso della chiesa si collocavano quindi due tombe a carattere privilegiato e probabilmente familiare. L’ampliamento S ha permesso di proseguire in estensione l’indagine del cimitero post-medievale che, a partire dal XVII secolo, in seguito alla demolizione parziale della chiesa abbaziale e all’arretramento della facciata, va ad occupare la porzione W dell’ ex navata della chiesa. I 27 individui messi in luce nell’ultima campagna, tutti sepolti in fossa semplice, spesso entro cassa lignea, sono inquadrabili tra il XVII e il XVIII secolo. La disposizione dei corpi segue una certa linearità (orientamento N-S) lungo i perimetrali della chiesa romanica ancora affioranti dal terreno. La maggior parte delle inumazioni era accompagnata da corredo funerario devozionale: medagliette in bronzo, crocifissi e corone del rosario. Una grossa e profonda trincea, larga circa 1,5 m (US -3386), attraversa tutta l’area da W-E, partendo dall’ingresso della facciata attuale della chiesa. Riempita in profondità di ciottoli, pietre, laterizi, e superficialmente di sedimento sabbioso, è stata ricavata nel substrato argilloso con lo scopo di drenare l’acqua piovana del sagrato. I materiali ceramici presenti nel riempimento datano l’opera alla prima metà del XIX secolo.

Letizia Cavallini, Antonio Fornaciari

Area 4000

L’area, aperta sin dalla prima stagione di scavi per indagare la porzione meridionale del complesso monastico, è stata quest’anno ridotta a 29 m2 con lo scopo di proseguire, dopo l’esplorazione in estensione delle strutture del chiostro, lo scavo delle inumazioni individuate all’interno del corridoio occidentale (fig. 4). La disposizione delle fosse sepolcrali seguiva un preciso disegno nello spazio delimitato dai muri del deambulatorio: parallelamente ed a ridosso delle strutture si collocavano altrettante file di inumazioni; lo spazio centrale risultante tra queste due fasce era colmato da altre sepolture poste perpendicolarmente agli elevati e parallele tra loro. Sei inumazioni sono state documentate e integralmente scavate lungo la fascia centrale del corridoio, con orientamento W-E, insieme ad altre tre, con orientamento N-S, poste lungo il perimetrale interno del chiostro. Le sepolture presentavano forte omogeneità nella deposizione, con gli individui in decubito dorsale e gli arti superiori incrociati sul ventre. Ogni sepoltura testimoniava la riduzione, nel riempimento, di sepolture precedenti. La presenza di sepolture primarie associate ad azioni di riduzione porta a pensare che le inumazioni fossero visibili al momento del secondo utilizzo, si ipotizza quindi l’esistenza di segnacoli, di una precisa delimitazione della fossa o comunque della persistenza della memoria nella localizzazione dei sepolcri. Le sepolture nel chiostro erano in genere destinate ai monaci e la cronologia di questa fase di inumazioni è circoscrivibile, sulla scorta dei materiali ceramici rinvenuti, al XII-XIII secolo.

Alessandro Cariboni, Francesco Coschino

Area 5000

L’area 5000, estesa per circa 130 m², è stata aperta ad inizio campagna 2014 nello spazio compreso tra la chiesa abbaziale camaldolese e l’area del chiostro. L’indagine si rendeva necessaria per rispondere a vari interrogativi relativi all’estensione verso S degli spazi cimiteriali e per identificare l’esistenza di altri edifici afferenti al complesso monastico. Lo scavo ha evidenziato una stratificazione complessa (fig. 5) in buona parte ancora da chiarire col prosieguo delle ricerche. Nell’area sono state identificate alcune strutture murarie appartenenti ad edifici inquadrabili nel XII-XIII secolo, come la struttura US 5117, orientata N-S, che si conserva a livello delle fondazioni per 6 m di estensione lungo il limite occidentale dell’area. Larga circa 0,6 m e formata da pietre spaccate miste a legante terroso con tracce di malta, poteva costituire insieme alla parallela struttura muraria US 5049, conservata per 6,5 m lungo il limite orientale dell’area, un edificio rettangolare ampio 6 m da E a W. Due conci di notevoli dimensioni (0,6×0,4 m) sono posizionati nella parte centrale dello spazio delimitato dalle strutture. Un alone circolare sulla parte sommitale di entrambi suggerisce la presenza di pali in legno poggiati, con presumibile funzione di montanti lignei, a sostegno del solaio o a rinforzo della travatura del tetto. Tutta la porzione centrale dell’area presenta moltissimi tagli circolari e tracce di arrossamento del terreno, in parte anteriori alla fondazione delle strutture descritte. Le tracce di termotrasformazione del sedimento sono visibili in sette distinte concentrazioni di forma sub-circolare (Ø 50 cm circa), che si posizionano nel settore centro settentrionale dell’area. I tagli, invece, circa 20, sono di dimensioni variabili e distribuiti su tutta la superficie dell’area. A partire dal XVI secolo, in seguito al crollo ed alle massicce spoliazioni delle strutture in elevato, gli elementi residui ? soprattutto lastre di ardesia che costituivano la copertura del tetto ? vennero sfruttati per creare un livellamento orizzontale usato come piano di calpestio. Sopra tale livellamento, soggetto a progressive risistemazioni tra fine XV e XVII secolo, sono state individuate alcune attività, in particolare buche per lo spegnimento della calce, relative a restauri della chiesa e della canonica, databili tra XVIII e XIX secolo.

Alan Farnocchia, Antonio Fornaciari

Conclusioni

La campagna di scavo 2014 ha aggiunto alcuni importanti elementi per ricomporre la storia e l’evoluzione del complesso religioso di Pozzeveri. L’individuazione delle tracce del muro di facciata di una chiesa anteriore a quella abbaziale di XII secolo, e riferibile al San Pietro prope Burgo de Poctieuli ricordata nei documenti fin dalla prima metà dell’XI secolo, permette alcune considerazioni: la facciata pertinente alla chiesa più antica, che aveva una navata larga 9 m, viene abbattuta con la costruzione della nuova chiesa camaldolese e la navata prolungata verso W di 7 m, mantenendo la stessa larghezza. In corrispondenza della tribuna probabilmente avviene un processo simile con l’edificazione della nuova abside e dei transetti, mentre la torre campanaria, che mostra nella porzione inferiore un paramento in pietre spaccate e sommariamente squadrate risalente all’ XI secolo, nel XII è inglobata parzialmente nel transetto N. L’area a SW della chiesa era già occupata nella fase pre-monastica da alcuni edifici in legno, la cui estensione e caratterizzazione è ancora tutta da comprendere, ma con la definizione del cenobio camaldolese diventa un’area interna al monastero, preclusa alle inumazioni dei laici. Un edificio rettangolare, largo circa 6 m, si allunga infatti da N a S, andando a congiungere la navata della chiesa con gli spazi del chiostro. Al momento non abbiamo ancora elementi certi per identificare la funzione di questo ambiente, al centro del quale due basamenti monolitici sostengono due pilastri di legno, ma un’ipotesi di lavoro è che sia da mettere in relazione con il ruolo “stradale” del monastero, ed essere stato usato come stalla o. Le sepolture a cassa litica addossate al fianco N e alla facciata della chiesa camaldolese, ai lati della porta d’ingresso, erano destinate a laici eminenti, forse agli stessi nobili Porcaresi, giuspatroni del cenobio. Altri laici erano sepolti in fosse semplici sul sagrato e nello spazio a N della chiesa. Alle sepolture dei monaci erano riservati i corridoio del chiostro. Dopo la soppressione dell’abbazia (1408) e la trasformazione della chiesa in parrocchiale dell’abitato sparso di Pozzeveri (XVI secolo), si hanno l’arretramento della facciata e la definizione di nuove aree cimiteriali. Nel XVII-XVIII secolo viene utilizzato come cimitero lo spazio antistante la facciata postmedievale, ancora circoscritto dai perimetrali privi di copertura dell’abbaziale romanica, nel XVIII-XIX secolo un nuovo cimitero è realizzato a ridosso del fianco N della chiesa.

Antonio Fornaciari, Francesco Coschino





Antonio Fornaciari*, Francesco Coschino**, Alessandro Cariboni**, Letizia Cavallini**, Alan Farnocchia**, Silvia Testi**
* Centro Studi Antropologici, Paleopatologici e Storici dei Popoli della Sardegna e del Mediterraneo. Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Sassari.
** Divisione di Paleopatologia, Università di Pisa.

Bibliografia:
AAL = Archivio Arcivescovile di Lucca.

FORNACIARI A. 2012, Altopascio (Lu). Badia Pozzeveri:prima campagna di scavo presso l’abbazia camaldolese di San Pietro (concessione di scavo), in Notiziario Toscana 7, 2011 [2012], pp. 158-162.

FORNACIARI A. 2013, Altopascio (Lu). Badia Pozzeveri: seconda campagna di scavo presso l’abbazia camaldolese di San Pietro (concessione di scavo), in Notiziario Toscana 8, 2012 [2013],
pp. 220-223.

FORNACIARI A, COSCHINO F., CARIBONI A., CAVALLINI L., FARNOCCHIA A., TESTI S. 2014, Altopascio (Lu). Badia Pozzeveri: terza campagna di scavo presso l’abbazia camaldolese di San Pietro (concessione di scavo), in Notiziario Toscana 9, 2013 [2014],pp. 191-195.