Risultati

Gli scavi

Il presente progetto di ricerca concerne lo studio del materiale scheletrico rinvenuto ad Aosta nel 2006, durante gli scavi del secondo lotto di Piazza Giovanni XXIII.

Le indagini archeologiche del sito, iniziate nel 2005 sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni e le Attività culturali di Aosta, si inseriscono in un progetto pluriennale di ricerca che prevede 4 campagne di scavo, finalizzate all’analisi della stratigrafia dell’area e dei relativi resti archeologici.
L’area indagata è quella della piazza antistante la facciata dell’attuale Cattedrale.
Questa zona rivestiva un ruolo molto importante nell’antico schema urbanistico romano: ospitava, infatti, il Foro, fulcro delle attività amministrative e commerciali, e l’area sacra.
Al centro di quest’ultima si trovava un alto podio, delimitato dal criptoportico, sopra il quale poggiavano affiancati due templi, con la fronte colonnata e con elementi costruttivi e decorativi tipici dell’età augustea. Grazie al rinvenimento di numerosi elementi dell’alzato, gli archeologi sono in grado di proporre concrete ipotesi ricostruttive dell’intera struttura.

Nella tarda antichità, l’area perde gradualmente il suo carattere sacro e monumentale: sorgono, infatti, in questo periodo edifici minori con un’architettura essenziale, e l’occupazione dell’area sembra essere di tipo occasionale.

Nel corso dell’alto medioevo si conferma la tendenza del periodo precedente: il tempio ed il criptoportico sono spoliati ed il materiale di risulta è accumulato in situ.

Nel 1065 viene costruita la chiesa parrocchiale di San Giovanni XXIII, con la relativa area cimiteriale dietro l’abside dove sono state rinvenute le sepolture oggetto del presente studio.
L’abside fu distrutta durante i lavori di costruzione della facciata dell’attuale Cattedrale, realizzata fra il 1522 ed il 1526. A questo momento risale una porzione del laboratorio (piano di calpestio e strutture) dove vennero realizzati i manufatti in terracotta per la facciata.
Infine, conclusa la costruzione della facciata, la zona antistante fu trasformata nella piazza esistente ancora oggi: si è così creato uno spazio aperto, privo di stratificazioni successive che ben si presta all’analisi delle varie fasi di vita della zona, dall’epoca romana alla nostra. 

Descrizione delle sepolture 

Le tombe sono localizzate dietro l’abside di San Giovanni e sono in totale 6: di queste 3 sono individuali (Tombe n. 3, 5, 6) e 3 bisome (Tombe n. 1, 2, 4).
Si tratta di sepolture in fosse terragne, generalmente irregolari, scavate in un deposito di pietrame (US 327). Mentre le tombe n. 1, 2, 4 sono conservate interamente, le tombe 3 e 4 sono state ampiamente asportate dalla posa di un tubo per le acque reflue (Us 244) e la n. 6 è stata quasi completamente asportata durante la costruzione di un muro (US 271).
È possibile, in questa prima fase di studio, collocare cronologicamente le sepolture in ambito medievale, dal 1200 al 1500; soltanto dopo studi più approfonditi sarà possibile definire una cronologia più precisa. 

 

Descrizione del materiale osteologico 

Lo stato di conservazione degli scheletri non è in generale buono dal momento che le fosse erano prive di copertura, probabilmente a causa della rasatura dell’area avvenuta nei primi decenni del 1500.
I reperti ossei sono dunque riconducibili a 9 individui, di questi 7 sono adulti (1A, 1B, 3, 4A, 4B, 5, 6), mentre 2 sono infantili (2 A e 2B). La determinazione dell’età di morte e del sesso sarà definita con maggiore precisione in seguito ad accurate analisi antropologiche.

Obiettivi della ricerca 

1. Il punto di vista tafonomico
L’archeologia funeraria si propone di restituire l’attitudine delle popolazioni passate nei riguardi della morte, ponendo al centro dello studio lo scheletro e analizzando i gesti funerari legati alla gestione e al trattamento del cadavere.
Nel caso specifico, si intende portare avanti lo studio tafonomico delle singole sepolture attraverso l’analisi delle schede compilate in fase di scavo con le osservazioni relative al recupero (l’orientamento della tomba, la tipologia della deposizione, la posizione dello scheletro ed il suo stato di conservazione), prima della rimozione definitiva dello scheletro dalla terra. Anche dal materiale fotografico è possibile ricavare importanti informazioni. 
La descrizione dettagliata di ogni singolo distretto scheletrico e del mantenimento delle connessioni fra le ossa permetterà di risalire con maggiore sicurezza alla posizione dell’inumato al momento della sua deposizione.
La collaborazione fra archeologi e antropologi “sul campo” è, quindi, fondamentale per una corretta lettura in situ dei resti scheletrici che rappresentano “le sole testimonianze tangibili di un cadavere che fu senza alcun dubbio la ragione d’essere della tomba e l’elemento centrale in funzione e intorno al quale si sono organizzate le pratiche funerarie”. (Duday, 1994) 

2. Il punto di vista antropologico
Il secondo obiettivo del presente progetto concerne lo studio antropologico del materiale osseo umano: si intende, infatti, realizzare l’insieme di operazioni utili a delineare il quadro biodemografico del campione.
Innanzitutto, dopo aver svolto il lavoro di pulitura del materiale osteologico proveniente dallo scavo e, se necessario, il suo consolidamento e successivo restauro, si determinerà il sesso e l’età di morte degli individui, basandosi sia sulle osservazioni morfologiche dei distretti che presentano maggiore dimorfismo sessuale, sia sull’analisi di caratteri metrici discriminanti.
Si intende, successivamente, condurre uno studio ergonomico del campione per determinare attraverso l’analisi dei markers muscolari e di quei caratteri discreti che sono conseguenza di attività fisiche e lavorative, le specifiche attività svolte dalla popolazione. 

3. Il punto di vista paleopatologico
L’obiettivo di questa terza fase della ricerca è quello di ricostruire lo stato di salute della popolazione e risalire al suo modo di vita.
Innanzitutto, i modelli traumatologici forniscono preziose indicazioni sullo stile di vita di un gruppo dal quale dipende l’incidenza e la principale tipologia (localizzazione, grado e morfologia) delle lesioni riscontrabili sul campione in esame.
Il quadro delle malattie della popolazione è poi completato dalla ricerca di altre manifestazioni patologiche quali i cosiddetti indicatori di stress: disturbi nella crescita infantile, iperostosi porotica, linee di Harris ed ipoplasia dello smalto. Si tratta, in generale, di una serie di lesioni diagnosticabili sullo scheletro che riflettono episodi di stress aspecifici come malnutrizione o malattie, testimoni di momenti difficili vissuti dal gruppo in conseguenza, per esempio, a periodi bellici, carestie o crisi economiche.
Informazioni sull’ambiente, sul tipo di attività di sussistenza e sulle abitudini igienico-sanitarie della popolazione sono, inoltre, deducibili dalla presenza di infezioni, cioè l’insieme di patologie provocate dall’attacco di virus e batteri. Si distingueranno, quindi, quelle aspecifiche (periostiti, osteiti ed osteomieliti), quando non è possibile risalire al microrganismo che provocò l’infezione e quelle specifiche (tubercolosi, lebbra e sifilide), quando, invece, è possibile riconoscere, in base alla facies della malattia, l’agente eziologico che ne è all’origine.
Si intende poi studiare le malattie articolari o artropatie, cioè le manifestazioni patologiche che colpiscono le articolazioni fra le ossa e i dischi intervertebrali che tendono ad aumentare con l’avanzare dell’età e che dipendono, generalmente, dagli stress biomeccanici a cui le articolazioni stesse sono sottoposte.
Infine, sono da mettere in luce le patologie raramente riscontrabili nel passato, contrariamente all’ampia diffusione attuale, come i tumori, qualora diagnosticabili sullo scheletro sotto forma di produzione di tessuto, che si sviluppano direttamente dall’osso oppure si diffondono nello scheletro pur avendo origine da altri apparati del corpo (metastasi).