Gino Fornaciari
Divisione di Paleopatologia
Dipartimento di Oncologia, dei Trapianti e delle Nuove Tecnologie in Medicina
Università di Pisa – Scuola Medica, Via Roma 57, 56126 Pisa

La collezione di mummie di Firenze, studiata radiologicamente1 nell’ambito del progetto Anubis2, è costituita da diciassette mummie intere, con otto individui adulti di sesso maschile, tre individui adulti di sesso femminile, un individuo adulto di sesso incerto e cinque individui infantili, da una testa di adulto di sesso maschile, da due mani di adulto e da un piede, sempre di adulto.
Pur con gli evidenti limiti costituiti dall’esiguità della casistica e dalla evidente disomogeneità del campione, sono possibili alcune osservazioni di carattere generale.

Età di morte
L’età media globale di morte è risultata di 29 anni, mentre quella degli adulti è di 36 anni per i maschi (range: 20-60) e di 44 anni per le femmine (range: 25-70). Il dato risulta in armonia con altre serie museali di mummie3. Pertanto sembrerebbe che gli egizi adulti, sempre con i limiti che l’osservazione riguarda un campione piccolo e molto disomogeneo per epoca e provenienza, avessero una vita media breve, anche se più lunga rispetto ad altre popolazioni antiche4. E’ interessante l’osservazione che, analogamente ad altre serie museali studiate5, tutti gli individui infantili sono databili al periodo romano, anche se non è possibile stabilire se il dato rifletta semplicemente la casualità della campionatura o un cambiamento nei costumi funerari di questo periodo. Notevole è inoltre la presenza di una morte puerperale, riscontrata sull’unica donna in età fertile presente, dato che conferma, anche per gli egizi, una elevata incidenza di decessi femminili secondari al parto6.

Artrosi
L’artrosi della colonna vertebrale è stata diagnosticata in tre individui adulti di sesso maschile su otto e in un individuo adulto di sesso femminile su tre. Essa risulta colpire prevalentemente il tratto dorsale e il dorso-lombare. L’artrosi delle ginocchia colpisce due individui di sesso maschile relativamente giovani, rispettivamente di 30 e 40 anni di età, e una donna anziana, di circa 60-70 anni. Il fenomeno deporrebbe, almeno per il sesso maschile, per un’eziologia funzionale7. Abbiamo un solo caso di osteoporosi, riscontrata classicamente nell’individuo di sesso femminile di età senile8.

Linee di arresto di crescita
La scarsa frequenza di strie di Harris, o di arresto di crescita9, riscontrate solo in un individuo su 16, depone per l’assenza di stress, malnutrizionali o infettivi, durante il periodo dell’accrescimento. Anche la diagnosi di un unico caso di iperostosi porotica, riscontrato in un maschio adulto-giovane, depone per l’assenza di gravi quadri anemici e quindi conferma il buono stato nutrizionale della popolazione egizia10.

Fratture
Sono presenti due casi di frattura ormai consolidata, entrambi a carico della clavicola, e quindi la casistica traumatologica appare esigua11.

Patologia dentaria
L’usura dentaria costituisce la norma12, anche nei bambini, ma la caduta totale dei denti era appannaggio dell’età matura (oltre i 50 anni) e colpiva prevalentemente il sesso maschile (2 casi contro 1)13.

Note

1. Le radiografie sono state effettuate con un apparecchio radiologico portatile Gilardoni, modello X GIL S.G., le cui caratteristiche tecniche sono: alimentazione monofase, tensione di rete 220 V, frequenza 50 Mz, generatore di raggi X “X-GIL”, tensione al tubo di 70 KV, corrente al tubo di 3,5 mA, circuito autoraddrizzante al tubo, fuoco di 1X1 mm, filtrazione totale di 2 mm Al. Le radiografie sono state eseguite su pellicola Du Pont, CRONEX 4 Blue Base, formato 30X40 cm, e su pelicola 3M, tipo R 2, formato 30X24 cm, con distanza tubo-pellicola di 90 cm. Le lastre sono state sviluppate manualmente sul posto, con sviluppo a mano Agfa, alla temperatura di 37°C e con fissaggio Agfa; per il lavaggio, in acqua corrente, è stata utilizzata normale acqua potabile. Vedi anche D. Brothwell, T. Molleson, P. H. K. Gray e R. Harcourt, The application of x-rays to the study of archeological materials, in D. Brothwell e E. Higgs (Ed.), Science in Archeology, New York 1970, pp. 513-525.
2. Il progetto denominato Anubis, dal nome della ben nota divinità dell’oltretomba egizio e coordinato dalla Prof. Edda Bresciani dell’Università di Pisa, ha fatto parte dei programmi di ricerca scientifica di rilevante interesse nazionale nel biennio 1999-2000. Scopo del progetto, dall’ambizioso titolo “Malattia, salute e condizioni socio-economiche nell’Egitto antico. Un progetto multidisciplinare”, era appunto quello di esaminare tutte le mummie egizie presenti nelle raccolte italiane, pubbliche e private, dal punto di vista medico e culturale. La schedatura delle mummie, operata su base bibliografica e accompagnata, ove possibile, dal controllo autoptico, ha coperto nella quasi totalità l’esistente in Italia e, per molti esemplari, i reperti al Cairo, a Saqqara e nel Fayum. La ricchezza di documentazione di resti umani scheletrici e mummificati dell’Egitto antico è stata, grazie al progetto, sfruttata secondo le tecniche paleopatologiche più moderne allo scopo di ottenere un quadro globale dello stile di vita e delle malattie dell’antico Egitto. L’unità operativa pisana grazie alle sue competenze è stata in grado di organizzare la documentazione egittologica, formata da testi e da materiale archeologico e mummiologico, in una visione interdisciplinare con l’unità di paleopatologia e di biologia molecolare. Per la parte storico-archeologica, grazie alle possibilità offerte dall’esame radiologico e TAC, è stato possibile ottenere dati inediti, come la presenza di maschere, gioielli e di amuleti diversi tra le bende e sul corpo mummificato; inoltre alcuni casi molto importanti di utilizzo nella mummia di occhi artificiali in metallo. La raccolta dei dati che costituisce il Data base relazionale che è stato chiamato “Anubis” permette di accedere a una massa ricchissima e aggiornata di informazioni di tre tipi, storico-archeologico-egittologici, paleopatologici e biomolecolari forniti dalle tre unità operative, che hanno lavorato in modo coordinato e concomitante. Quello che rende il lavoro rilevante ed efficace scientificamente è anche il fatto che il Data base potrà in seguito essere ampliabile con ulteriori dati. La diffusione sia nazionale sia internazionale dei risultati avviene on line all’indirizzo www.anubis.unipi.it e all’indirizzo www.egittologia.unipi.it.
3. W. R. Dawson e P. H. K Gray, Catalogue of Egyptian Antiquities in the British Museum I. Mummies and Human Remains, London 1968.
4. G. Acsadi e J. Nemeskeri, History of human life span and mortality, Budapest 1970; T. Waldron, Countig the Dead, Chichester 1994.
5. W. R. Dawson et Al., op. cit., p. 43.
6. A. T. Sandison e E. Tapp, Disease in ancient Egypt, in A. Cockburn, E. Cockburn e T. A. Reyman (Ed.), Mummies Disease & Ancient Cultures, Cambridge 1998, pp. 38-58.
7. I. B. Bourke, A review of the paleopathology of the arthritic diseases, in D. Brothwell and A. T. Sandison (Ed.), Diseases in Antiquity, Springfield, Illinois 1967, pp. 352-70; A. T. Sandison et Al., op. cit., p. 48.
8. A. T. Sandison e E. Tapp, op. cit., p. 54.
9. H. A. Harris, Bone Growth in Health and Disease, London 1933; C. Wells, A new approach to paleopathol-ogy: Harris’s lines in D. Brothwell and A. T. Sandison (Ed.), Diseases in Antiquity, Springfield, Illinois 1967, pp. 390- 404.
10. J. Filer, Disease: The Environment, London 1995, pp. 9-26; A. T. Sandison e E. Tapp, op. cit., 38-54.
11. J. Filer, Disease: Trauma, London 1995, pp. 82-93;
12. A. T. Sandison e E. Tapp, op. cit., p. 47;
13. J. Filer, op. cit., Dental Health, London 1995, pp. 94-102; J. E. Harris, P. V. Ponitz e B. K. Ingalls, Dental health in ancient Egypt, in A. Cockburn, E. Cockburn e T. A. Reyman (Ed.), Mummies Disease & Ancient Cultures, Cambridge 1998, pp. 59-68.