Luca Ventura*, Gaetano Miranda**, Gino Fornaciari***

* U. O. di Anatomia Patologica, Ospedale San Salvatore, L’Aquila.
** Dipartimento di Scienze Ambientali, Università di L’Aquila.
*** Divisione di Paleopatologia, Dipartimento di Oncologia, dei Trapianti e delle Nuove Tecnologie in Medicina, Università di Pisa.

Il territorio dell’Abruzzo interno, grossolanamente corrispondente alla provincia di L’Aquila, comprende un’area geografica costituita da rilievi ed altipiani, caratterizzata da clima freddo ed asciutto. A partire dal 1997 è stata intrapresa una ricerca sistematica dei resti umani antichi conservati nella zona, al fine di creare un mappa del materiale di interesse paleopatologico. Nel corso degli anni, la lista dei siti presenti nella zona e già noti è stata costantemente aggiornata, aggiungendo sepolture e serie inedite. Presentiamo in questa sede un elenco delle serie già indagate dal nostro gruppo e dei possibili progetti di studio futuri.

Partendo dai confini occidentali della regione abruzzese, abbiamo avuto l’opportunità di esaminare i resti osteoarcheologici provenienti dalla necropoli della Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Luco dei Marsi, in cui sono stati rinvenuti 59 scheletri e 2 ossari nel corso di una campagna di scavo protrattasi per 3 anni (1999-2001). I resti umani risalivano al XV-XVI secolo ed appartenevano ad una popolazione rurale caratterizzata da notevole frequenza di artrosi e malattia parodontale. Lo studio del materiale osteoarcheologico dell’ossario rinvenuto nelle rovine della chiesa di San Potito di Ovindoli (XIII secolo) e delle sepolture della chiesa di Santa Maria della Vittoria (XIV secolo) in Scurcola Marsicana è ancora in fase di completamento. L’analisi paleopatologica di questi campioni consentirà di tracciare un profilo antropologico e paleopatologico delle popolazioni medioevali dell’area marsicana.

La necropoli di Fossa Casale, sita in prossimità del capoluogo e sottoposta a scavi archeologici nel periodo 1992-2001, ha fornito i resti ossei di 560 individui databili dal IX al I secolo a. C. e rappresenta, insieme alla vicina necropoli di Bazzano (circa 800 individui dall’VIII secolo a. C. al I secolo d. C., rinvenunti nel periodo 1993-2002), la più ampia serie di reperti del primo millennio a. C. della nostra regione. Lo studio dei resti è ancora in corso di esecuzione.

Sono state inoltre studiate le mummie naturali di 5 individui del XIX secolo conservati nel Convento di San Giorgio degli Osservanti in Goriano Valli. Quattro mummie in ottimo stato di conservazione ed i frammenti di un quinto individuo conservatisi spontaneamente, appartenuti a soggetti vissuti nel XIX secolo, sono stati sottoposti ad esame antropologico, tomografico ed autoptico. In questa serie abbiamo dimostrato condizioni patologiche rilevanti quali gozzo tiroideo, iperplasia prostatica, arteriosclerosi, antracosi e silicosi polmonare, nonché un osteocondroma ed una probabile neoplasia ovarica.

La serie contenuta nella chiesa della Santissima Trinità in Popoli (provincia di Pescara) include almeno 8 corpi mummficati e scheletrizzati risalenti al XVIII secolo e sepolti in una cripta. Un’indagine preliminare di tali resti mummificati ha avuto luogo nel 2001 ed è stata documentata dal National Geographic in una puntata della serie televisiva “The Mummy Road Show”. L’individuo indagato nel corso di tale intervento è stato sottoposto a radiologia convenzionale e tomografia computerizzata, nonché ad esame autoptico mediante endoscopia e relative indagini istologiche. Il soggetto, un maschio di 35-40 anni di rango elevato vissuto tra Settecento ed Ottocento, è risultato affetto da carie e parodontopatia, fratture costali e calcolosi renale, la quale potrebbe aver rappresentato la causa iniziale di un processo settico generalizzato responsabile del decesso.

Nel corso del progetto più recente è stato intrapreso il recupero dei resti umani mummificati, conservati nelle cripte della chiesa di San Sebastiano in Navelli. Alcune centinaia di corpi mummificati e scheletrizzati, databili dal XVI al XIX secolo, erano stati rinvenuti accidentalmente già nel 1980 ma, da allora, era stata eseguita soltanto un’indagine preliminare, a causa della mancanza di fondi e di interesse da parte degli Enti locali. Ad oggi, sono stati recuperati i resti di 206 individui, dei quali 157 adulti (102 maschi, 42 femmine, e 13 non definibili) e 49 in età pre-adolescenziale, con un’età alla morte media di 51 anni. Le analisi paleopatologiche iniziali hanno identificato parodontopatia, esiti di fratture, tumori e lesioni artrosiche. Tracce somatiche dell’esecuzione di esami autoptici sono state rilevate in un giovane adulto parzialmente mummificato ed in cinque crani scheletrizzati. Le mummie di Navelli sono state incluse, come esempio paradigmatico di mummificazione naturale, nel documentario televisivo “Saints preserved!”, trasmesso nel 2003 sul canale satellitare History Channel ed incentrato sul significato storico, scientifico e religioso delle mummie appartenute a Santi e Beati venerati dalla Chiesa Cattolica. Non appena le fasi di recupero saranno portate a termine avremo a disposizione una mole enorme di informazioni relative agli antichi abitanti di questa comunità rurale.

A conferma dell’abbondanza di materiale di studio per la paleopatologia nella nostra regione, abbiamo evidenziato ulteriori esempi di sepolture e necropoli, alcune delle quali completamente inedite e mai indagate, che potrebbero costituire oggetto di studio in un prossimo futuro. Un nuovo sito particolarmente interessante è rappresentato dai ruderi della chiesa quattrocentesca ai margini del borgo medioevale di Filetto, in cui abbiamo osservato numerosi resti umani all’interno di una cripta inaccessibile allo stato attuale. Poiché detta chiesa fu completamente distrutta nel corso dell’assedio di Braccio da Montone (avvenuto nel 1424) e mai ricostruita, potrebbe esser conservata al suo interno un significativo campione della popolazione del tempo.

Le mummie naturali del Castello Cinquecentesco a L’Aquila comprendono 4 individui del XVI secolo (2 donne, un bambino ed una bambina) che, ad oggi, non sono stati ancora sottoposti ad un completo studio paleopatologico. Questi corpi costituiscono un campione minimo di una serie di circa 100 individui, rinvenuti nel 1902 in una cappella sotterranea del castello e successivamente sepolti nel cimitero cittadino su disposizione dell’Arcivescovo dell’epoca.

Oltre a queste serie di individui, bisogna ricordare il gran numero di resti appartenuti a personaggi storici di rilievo, conservati nel capoluogo abruzzese. Il corpo imbalsamato di San Bernardino da Siena rappresenta un esempio assai interessante delle tecniche imbalsamatorie utilizzate nel Rinascimento. Tra i personaggi storici cittadini del XV secolo spiccano i corpi mummificati della Beata Antonia da Firenze e dei Beati Jean Bassand e Vincenzo dell’Aquila conservati in chiese o conventi della città. Infine, le reliquie ossee di San Pietro da Morrone (Papa Celestino V) venerate nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio nascondono gli elementi per la comprensione di un “giallo” storico. La presenza di un foro nel cranio del Santo eremita suscita da sempre grande interesse e periodiche polemiche sulle cause della morte, che potrebbero esser spiegate solo da una rigorosa ricognizione e da indagini moderne e complete.
La presenza di un numero così cospicuo di individui costituisce un’eredità culturale inestimabile ed uno stimolo eccitante per nuovi studi antropologici, fornendo l’opportunità di considerare il nostro territorio di enorme interesse dal punto di vista paleopatologico.

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