Introduzione

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Introduzione

Il tentativo di ricostruzione biologica globale, effettuato utilizzando le tecnologie biomediche più moderne, mirerà ad ottenere il maggiore numero possibile di informazioni sull’ambiente, sullo stile di vita e sulle malattie che colpirono questo importante personaggio di Età moderna.
L’intervento sul campo (Certosa di Bologna, Arco 121 n.1 del Portico del Chiostro Maggiore a Levante), da effettuarsi con apparecchiature portatili, prevede il rilevamento fotografico e grafico della deposizione, mentre le indagini di laboratorio, da effettuarsi a Pisa, comprenderanno: radiologia e TAC, istologia e, ovviamente, la paleopatologia.
Quanto alla ricostruzione fisiognomica, tutto dipende dallo stato di conservazione del cranio, per cui potrà essere presa in considerazione in un secondo tempo.
Dal punto di vista logistico occorrerà, oltre ai permessi ed agli operai indispensabili per l’apertura, un buon accesso alla tomba per effettuare i primi rilievi in loco.
Successivamente i resti scheletrici dovranno essere necessariamente trasferiti in laboratorio.
A questo scopo ho ottenuto la disponibilità della Prof.ssa Belcastro, del Laboratorio di Bioarcheologia e Osteologia Forense dell’Università di Bologna, che prenderà parte anche allo studio antropologico.

Vita di Farinelli

CARLO BROSCHI, detto il FARINELLO o FARINELLI (Andria 1705-Bologna 1782)
può essere considerato il cantante più completo di tutti i tempi.
Evirato in età prepuberale in modo tale da non incorrere nella muta della voce fu un acclamato in tutta Europa. La voce dei cantori evirati manteneva il colore chiaro e il timbro penetrante della voce bianca, ma acquistava al contempo la potenza e l’agilità tipica della voce adulta. In particolare, la voce di Farinelli aveva una grande estensione (tre ottave, dal do2 al do5), un timbro caratteristico, dolce e potente al tempo stesso, e la straordinaria lunghezza nell’emissione dei suoni non sembra essere stata più eguagliata da nessun altro cantante.
Studiò a Napoli con Nicola Antonio Porpora debuttando a 15 anni proprio in un’opera del maestro e due anni dopo iniziò una carriera scintillante che lo portò ad esibirsi nelle maggiori corti e teatri italiani ed europei. Nel 1734 approdò a Londra chiamato da Porpora come personaggio di punta della “Opera for Nobility” contrapposta, in una rivalità che assunse anche toni molto accesi, alla “Royal Academy” diretta da Händel.
Nella capitale inglese rimase per tre anni osannato come un dio, fino al suo ritiro dalle scene pubbliche quando, consapevole di chiudere la sua carriera al sommo della gloria, accettò l’invito del Re di Spagna e si trasferì a Madrid.
Qui, oltre a cantare per alleviare la depressione di Filippo V, si diede a riorganizzare la vita musicale e i teatri spagnoli. Di questo incessante lavoro fu ricompensato con la croce dell’ordine di Calatrava, la più alta onorificenza della corona di Spagna.
Si intuisce dunque come le abilità tecniche e le notevoli doti interpretative, fossero accompagnate anche da una grande cultura, musicale e non, e da capacità nei rapporti personali; tali caratteristiche lo portarono non solo ad essere un uomo di potere all’interno della corte spagnola nei 22 anni che passò a Madrid, ma gli fecero anche stringere amicizia con i personaggi più influenti del suo periodo (di grande importanza è ad esempio il rapporto fraterno che lo legava a Metastasio la cui testimonia è rappresentata da un ricco carteggio).
Proprio da amici ed artisti fu circondato negli ultimi anni della sua vita, che passò a Bologna (1761-1782): nella magnifica villa fuori Porta Lame, demolita negli anni ’50, tra più di 300 dipinti, clavicembali e violini di enorme valore e una vastissima biblioteca, studiosi, musicisti e pittori si raccoglievano per intrattenimenti musicali e conversazioni in presenza di colui che aveva avuto un ruolo centrale nel teatro d’opera del Settecento.

La “difficile” sepoltura di Farinelli

“Il miserabile mio corpo, fatto che sia cadavere, voglio che sia avvolto nel mio manto dell’Ordine di Calatrava, secondo sta prescritto dalle Costituzioni del detto Real Ordine Militare e che le sia data sepoltura senza pompa con accompagnamento di poveri in numero di cinquanta con candela di cera alla mano d’ongie tre l’una, e che ad ognuno di detti poveri se li dia un paulo moneta per ciascheduno doppo di aver accompagnato il mio corpo nella chiesa dei Padri Cappuccini dove eliggo lo mia sepoltura […] voglio che siano celebrate per l’Anima mia nell’altari del Santissimo quattrocento messe cioè duecento nella detta chiesa dove sarò seppellito, cinquanta nella mia parrocchia di Bertalia, cinquanta nella parrocchia della Beverara, e le restanti cento messe nella chiesa dell’Ospitale della vita lungo il canale del Reno […]”

Testamento di mè D. Carlo Broschi detto Farinelli. Consegnato al Sig. Notaro D.n Lorenzo Gambarini questo dì 20 Febraio 1782. Bologna, Archivio di Stato, Fondo Notarile Gambarini.

“Morì Farinello di febbre il giorno XVI di Settembre l’anno 1782, essendo egli quasi di anni 78. Conservò la memoria ferma, e i sensi vivi fino al penultimo giorno di vita. Accettò il male dalle mani di Dio, e pazientemente lo sostenne con Cristiana rassegnazione. Aggiunse un codicillo al testamento fatto più mesi innanzi, per rimunerare la carità e la diligenza di chi gli assisteva e lo serviva nella malattia. E avendo chiesto agli stesso spontaneamente gli ultimi Sacramenti con molto esemplare pietà gli ricevette. [….] Fu trasportato alla Chiesa de’ Cappucccini posta sopra d’un colle vicino alla città, senza pompa alcuna, come ordinò egli stesso”

G. Sacchi, Vita del Cavaliere Don Carlo Broschi, Venezia 1784, pp. 46-48

HIC IACET CORPUS
CAROLI BROSCHI
EQUITIS CALATRAVEN
OBIIT XVII SEPTEM
AN. DO. MDCCLXXXII
PACEM PRECARE

Epigrafe posta sulla tomba del farinelli nella Chiesa di S. Croce dei Cappuccini sul Monte Calvario –
Bologna, Archiginnasio, mss. Malvezzi de’ Medici, cart. 26, fasc. 3

Dopo l’arrivo dei Francesi a Bologna (1796), il convento dei Cappuccini di Monte Calvario, dove era stato sepolto il Farinelli, fu soppresso (1810).
Nell’Aprile 1811 il convento fu acquistato dall’avvocato Gian Maria Regoli che lo cedette al Conte Filippo Bentivoglio.
Quest’ultimo lo trasformò in villa patrizia in stile neoclassico concedendola al Cardinale Oppizzoni, Arcivescovo di Bologna, per il suo soggiorno estivo.
La proprietà assunze il nome di Villa Belvedere fino al 1857, anno in cui fù acquistata dalla nobile famiglia veneta dei Revedin.
Oggi è sede del Seminario Arcivescovile.La salma del Farinelli nel 1810, per la soppresione del Convento, fu traslata a cura della nipote (Maria Carlotta Pisani) alla certosa di Bologna.

 “CAROLO BROSCHIO FARINELLIO
DOMO ANDRIA INCOLAE BONONIENSI
A REGE HISPANIARUM
FERDINANDO VI
INTER EQUITES ORETANOS ADLECTO
QUI OB CANTUS EXCELLENTIAM
LATE PER EUROPAM INCLARUIT
IDEM PROBUS ERUDITUS COMIS
VIXIT A LXXVIII
DECESSIT XIIII K OCT A MDCCLXXXI
CAROLINA PISANIA
HERES
CINERIBUS INLATIS A MDCCCX FC”

Epigrafe posta sulla tomba del Farinelli alla Certosa di Bologna nel 1810, in F. Schiassi, Inscriptiones coemeterii bononiensis aliaeque, Bologna, Archiginnasio, ms. B 2543, c.1084.

Nel 1842 la tomba del Farinelli fu nuovamente spostata, a causa della soppressione della zona del cimitero antico, detta “recinto ei Cappuccini”. Si incaricò di traslare la salma del Farinelli sua nipote, Carolina Pisani, che aveva allora 76 anni. Il 26 agosto di quell’anno inviò “Agli Illustrissimi Signori Conservatori Deputati del Cimitero Comunale di Bologna” una lettera, oggi conservata presso l’archivio Storico del Comune di Bologna, in cui chiedeva la traslazione della salma del Farinelli:

 “Carolina Pisani Broschi in Tadolini, la quale rispettosamente dimanda il trasporto delle ceneri del Pro-Zio Cavaliere Carlo Broschi Farinelli nel luogo in cui entro”
“Illustrissimi Signori,
Carolina Pisani Broschi, moglie del Capitano Giuseppe Tadolini, possiede in questo Comunale Cimitero un Sepolcro comune nel recinto di Cappuccini. La esponente venga in cognizione, che il detto recinto sia ad altro uso destinato, e le ceneri degl’ivi sepolti altrove collocate, chiede rispettosamente, che le ossa del di Lei Pro-Zio Cavaliere Carlo Broschi Farinelli, raccolte nel detto sepolcro colla medesima iscrizione sepolcrale, siano depositate nel posto N.1 dell’Arco N. 121 del Chiostro maggiore a Levante, inserviente a tumulo famigliare, assoggettandosi all’osservanza, e all’adempimento delle discipline prescritte.
La seddetta esponente si lusinga di essere esaudita in questa sua dimanda, e si protesta con profondo ossequio
Delle SS.LL. Illustrissime Umile e Dev.ma Serva
Bologna 26 Agosto 1845
Carolina Pisani Broschi Tadolini”

Archivio Storico del Comune di Bologna, Ufficio di Igene, Atti della Sezione Cimitero, 1845, N.249

La traslazione della salma del Farinelli avvenne il 18 ottobre 1845.

L’epigrafe posta sulla lapide della nuova sepoltura è la stessa del 1810.
Dopo la morte di Carlotta Pisani e la sua sepoltura accanto all’amato pro-zio sul cippo venne aggiunta un epigrafe in sua memoria. Quello che segue è attualmente il testo completo  dell’epigrafe che si legge sul cippo:Nella stessa tomba sarebbe stata tumulata, dopo la sua morte, la stessa Carolina Pisani, il 6 Gennaio 1850. Nel suo testamento, consegnato al notaio Longhi il 24 Settembre 1845, la pronipote del Farinelli aveva così espresso la volontà di essere sepolta accanto all’illustre prozio:

FARINELLIO
DOMO ANDRIA INCOLAE BONONIENSI
A REGE HISPANIARUM
FERDINANDO VI
INTER EQUITES ORETANOS ADLECTO
QUI OB CANTUS EXCELLENTIAM
LATE PER EUROPAM INCLARUIT
IDEM PROBUS ERUDITUS COMIS
VIXIT A LXXVIII
DECESSIT XIIII K OCT A MDCCLXXXI
CAROLINA PISANIA
HERES
CINERIBUS INLATIS A MDCCCX FC

QUI LEGIS NOSCE AMABILE NOMEN
H.[ic] S.[ita] E.[st] CAROLOTTA PISANIA
FEMINA COMIS MUNIFICA ALTRIX EGENORUM
INGENIO DIGNITATE AEQUALES SUAS SUPERGRESSA
QUAE INVICTO A CUPIDITATIBVS ANIMO
NEC PROSPERIS UNQUAM ELATA EST NEC ADVERSIS AFFLICTA
VIXIT AN.[nos] LXXX M.[enses] VIII D.[ies] XVIII
DECESS.[it] PR.[idie] NON.[as] AN.[no] MDCCCL
IOSEPHUS TADOLINIUS CENT.[urio] CUM CAROLO ARRIGHIO MACHINAR.[io] HERED.[es]
UXORI ET AVIAE OPTIMAE
TITULUM DOLORIS ET AMORIS TESTEM POS.[uerunt]

AVE AVE ANIMA BENEMERENTISSIMA
VOTIQUE TUI COMPOS APUD AVUNCULUM MAGNUM REQUIESCE
ET ESTO MEMOR NOSTRI QUOS VIRTUTUM TUARUM
PERPETUO PRAECONES HABEBIS Traduzione di Carlo Vitali
A CARLO BROSCHI FARINELLI
ORIGINARIO DI ANDRIA
CITTADINO BOLOGNESE
DAL RE DI SPAGNA
FERDINANDO VI
AMMESSO FRA I CAVALIERI DI CALATRAVA
PER L’ECCELLENZA DEL SUO CANTO
DIVENNE ILLUSTRE IN TUTTA L’EUROPA
FU UOMO ONESTO DOTTO E CORTESE
VISSE 78 ANNI
MORI’ IL XIV GIORNO AVANTI LE CALENDE DI OTTOBRE DELL’ANNO 1782
CARLOTTA PISANI
EREDE
QUI TRASLATE LE SUE CENERI NELL’ANNO 1810 POSE

TU CHE LEGGI SAPPI L’AMABILE NOME
QUI RIPOSA CARLOTTA PISANI
DONNA CORTESE LIBERALE GENEROSA VERSO I POVERI
SUPERIORE ALLE EGUALI PER INGEGNO E CONDIZIONE
DOTATA DI ANIMO NOBILE E GRANDE
NON MAI SUPERBA PER FELICE FORTUNA NE’ AVVILITA PER AVVERSA
VISSE ANNO 80 MESI 8 GIORNI 18
MORì IL 14 GENNAIO 1850
IL CONSORTE CAPITANO GIUSEPPE TADOLINI
CON CARLO ARRIGHI ARCHITETTO EREDE
ALLA MOGLIE E ALLA OTTIMA AVA MATERNA
QUESTO MONUMENTO DI AFFANNO
ED ATTESTATO DI AMORE POSERO

SALVE SALVE O ANIMA BENEMERITA
RIPOSA SICCOME ARDEMENTE BRAMASTI
PRESSO IL TUO PRO-ZIO
RICORDATI SOVENTE DI NOI
CHE AVRAI ETERNAMENTE LODATORI DI TUE VIRTU’

Il  testo è tratto da “Il Farinelli a Bologna” a cura di Luigi Verdi, edito dal centro Studi Farinelli di Bologna in occasione del 300° anniversario della nascita del Farinelli, Bologna 2005

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