Teresa Locci*, Fabrizio Bruschi*, Massimo Masetti**, 
Kathy Johnson°°, Gino Fornaciari°
(*Dip. Patologia Sperimentale, **Dip. Etologia, Ecologia, Evoluzione,
°Div. Paleopatologia, Università di Pisa; °°Dep.t of Pathology, Virginia University )

L’autopsia di una mummia naturale di età rinascimentale (XVI secolo), conservata nella Basilica di S. Domenico Maggiore in Napoli, e riferibile ad un individuo adulto-giovane di sesso maschile, ha permesso l’identificazione del colon.

Nel materiale presente nel lume intestinale sono state rinvenute alcune formazioni che, sulla base delle dimensioni e dell’osservazione morfologica, sono state identificate come uova del nematode parassita umano Trichuris trichiura. Misuravano infatti 52 ±2 ìm per 23±2 ìm, avevano una sottile parete di colore bruno con il tipico aspetto “a limoncino”, ovvero erano allungate e a ciascuno dei due poli mostravano una struttura sporgente ed incolore simile ad un tappo; l’interno dell’uovo appariva a contenuto unicellulare.
L’analisi immunoistochimica sullo stesso materiale, condotta al microscopio laser confocale utilizzando siero specifico per T. muris, una specie di Trichuris ampiamente cross-reagente con il parassita umano, ha confermato la diagnosi.
Oggi, Trichuris trichiura è diffuso ubiquitariamente, anche se le infezioni sono più frequenti in aree con clima tropicale ed in popolazioni con scarse norme igieniche, e soprattutto nei bambini, in quanto l’infezione viene trasmessa per via oro-fecale; l’impiego di escrementi umani per la concimazione ne facilita grandemente la trasmissione. Circa 800 milioni di persone sono infette a livello globale. Generalmente le infezioni decorrono in maniera asintomatica tuttavia, specialmente nei bambini piccoli in caso di ingestione di un elevato numero di uova del parassita, si verificano problemi gastrointestinali gravi che possono portare anche alla morte.
Si tratta della prima segnalazione di Trichuris trichiura in materiali antichi italiani, se si esclude la ben nota mummia neolitica del Similaun.