È un parassita tenace, arrivato indenne fino a noi (che teniamo a bada con una costante guerra chimica). Per combatterlo un tempo si ricorreva a una soluzione radicale: la rasatura completa, molto diffusa fra le classi sociali più basse e nelle comunità, come caserme e collegi, dove si viveva a contatto stretto. Le infestazioni da pidocchi hanno probabilmente accompagnato l’uomo dai tempi remoti, quando i nostri antenati preistorici sopportavano, al pari delle altre specie animali con cui dividevano l’ambiente, la presenza sul proprio corpo di questo e di altri noiosi ospiti, a partire da pulci e zecche. Il più antico uovo di pidocchio del capo è stato trovato su un capello in un sito archeologico del nordest del Brasile e risale a 10 mila anni fa, mentre il più antico ritrovamento nel Vecchio Mondo proviene dalla grotta di Nahal Hemar nei pressi del mar Morto in Israele datata a 9000 anni. Il più antico pidocchio del pube invece proviene, per quanto riguarda l’Europa, dagli scavi del sito romano di The Lanes, presso Carlisle in Inghilterra, e da una mummia sudamericana di 2000 anni fa trovata nel deserto di Atacama in Cile. Dunque già nell’Antichità i pidocchi erano un problema comune sul nostro pianeta.

PIDOCCHI DI FERRANTE
L’addome di un pidocchio(A); parte di una zampa (B); parte di lendine di pidocchio (C) ancora attaccata a un capello di Ferrante II d’Aragona

 

 

Morì giovane con i pidocchi addosso.
Un caso di pediculosi è stato riscontrato nella mummia di un sovrano italiano del XV secolo, a dimostrazione che anche le classi sociali più elevate erano soggette a questi tipi di infestazioni. La basilica di San Domenico Maggiore a Napoli custodisce trentotto sarcofagi lignei contenenti i corpi di dieci principi aragonesi e di altri nobili napoletani deceduti nel XV e XVI secolo. La serie comprende sia mummie naturali che artificiali (formatesi per intervento dell’uomo). Tra quest’ultime si trovano i resti di Ferrante II d’Aragona (1467-1496), detto Ferrandino, figlio primogenito di Alfonso II e Ippolita Maria Sforza. Nel 1495, a ventotto anni, Ferrante salì al trono e, a seguito di una dura campagna militare, riconquistò quasi per intero il Regno di Napoli occupato da Carlo VIII. Sposò sua zia Giovanna d’Aragona, sorellastra del padre Alfonso, ma morì di malaria pochi mesi dopo, il 7 ottobre 1496. Dalla mummia di Ferrante II è stato possibile  prelevare alcuni capelli e peli pubici. Ai microscopio l’esame dei capelli ha rivelato la presenza della parte terminale di una zampa e della parte inferiore di due addomi di pidocchi adulti del capo. Inoltre sono state trovate sette lendini (uova) incomplete, attaccate a capelli, e altri cinque frammenti di lendini. Lo stesso esame condotto sui peli pubici ha rivelato due frammenti di lendini.

Mercurio contro i parassiti.
 Così è stato possibile dedurre che il re era affetto da un’infestazione di due tipi diversi di pidocchi, il Pediculus capitis, pidocchio del capo, e il Pthirus pubis, pidocchio del pube. Questo ritrovamento è indicativo delle cattive condizioni igieniche dell’epoca, in cui versavano evidentemente anche le alte classi. I campioni di capelli sono stati sottoposti a una procedura specifica per verificare la concentrazione di mercurio: re Ferrante è risultato “positivo” per il mercurio nei capelli, trovato in superficie all’elevatissimo indice di 827 ppm (parti per milione). Quest’alta concentrazione di metallo pesante può essere messa in relazione proprio con la pediculosi che affliggeva il re: i libri dei “segreti”, in circolazione dalla fine del XV secolo, confermano l’uso di soluzioni e unguenti a base di mercurio sia a scopi estetici che terapeutici. Inoltre, testi medici bizantini, arabi e medievali riportano l’uso del mercurio come terapia contro l’infestazione da pidocchi e come pratica farmacologia volta a prevenirli.

NAPOLI ARAGONESE
L’équipe dell’Università di Pisa diretta da Gino Fornadari (primo a sinistra) durante le esplorazioni condotte sulle mummie dei sovrani aragonesi.

 

RE FERRANTE
Vittore Carpaccio (ca.1465-1525), Il cavaliere con l’ermellino, supposto ritratto di Ferrante II d’Aragona (1467-1496), detto Ferrandino. (Madrid, Museo del Prado)