Ruoli nella Divisione

  • Fondatore della Divisione di Paleopatologia
  • Responsabile scientifico
  • Docente del Corso di Perfezionamento sullo Studio delle Mummie
  • Docente del Master in Antropologia Scheletrica, Forense e Paleopatologia
  • Docente del Master in Antropologia Scheletrica, Forense e Paleopatologia,
  • Docente della Field School Pozzeveri in Medieval Archaeology Bioarchaeology
  • Docente della Summer School in Osteoarchaeology and Paleopathology

Gino Fornaciari


Biografia

Gino Fornaciari si è laureato nel 1971 in Medicina e Chirurgia all’Università di Pisa. Entra nell’Istituto di anatomia patologica dell’università di Pisa nel 1969 come studente ed allievo di Francesco Squartini, oltre che di Antonio Mario Radmilli e di Raffaello Parenti dell’istituto di antropologia e paleontologia umana, e qui completa la sua carriera accademica sino a Professore ordinario di Storia della Medicina e Paleopatologia, ruolo che ricopre fino al pensionamento avvenuto nell’ottobre 2015, continuando tuttavia a tenere gli insegnamenti di Paleopatologia e di Archeologia funeraria fino al 2021.

Attualmente continua a tenere il corso di Archeologia Funeraria nella scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’università di Pisa.

Nel dicembre 2021 il Prof. Fornaciari ha assunto la Presidenza dell’Accademia Maria Luisa di Borbone, un Ente culturale che organizza Master di I e II livello in discipline storiche, riconosciuti dal MIUR (Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica), con sede nella splendida Villa Borbone di Viareggio.

Il Prof. Fornaciari iniziò i propri studi negli anni ’70 seguendo gli indirizzi dell’antropologo americano John Lawrence Angel (1915-1986), uno dei massimi esponenti dell’antropologia biologica, la disciplina che univa i dati culturali e quelli biologici nell’interpretazione dei resti umani del passato. Negli anni ’80, seguendo la teoria della Patocenosi formulata da Mirko Drazen Grmek (1924-2000), secondo la quale le malattie costituiscono parte integrante e fondamentale dell’ecosistema umano, diede inizio ad innovative ricerche di paleopatologia.

Nel 1994 istituì a Pisa il primo Corso di Perfezionamento in Paleopatologia in Italia e nel 2004 ha fondato e diretto la Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa, di cui è ancora il responsabile scientifico. All’interno dell’ateneo pisano ha ricoperto anche le cariche di direttore del Museo di Anatomia Patologica e di coordinatore del Polo Museale storico del Sistema Museale d’Ateneo. Dal 2004 al 2008, Gino Fornaciari è stato direttore scientifico del Progetto Medici, nel corso quale sono state esplorate le tombe granducali nelle Cappelle medicee della Basilica di San Lorenzo a Firenze per uno studio paleopatologico completo della famiglia dei Medici nel periodo del Principato.

L’11 novembre 2006 ha tenuto, presso il Cosmos Club di Washington DC, la prestigiosa Stowell Lecture, su invito dell’Armed Forces Institute of Pathology (AFIP). Nel luglio 2013 le rivista Smithsonian Magazine dell’omonimo istituto di Washington, gli ha dedicato un lungo editoriale dal titolo “CSI: Italian Renaissance – Inside a lab in Pisa, forensics pathologist Gino Fornaciari and his team investigate 500-year-old cold cases”, mentre nello stesso anno la rivista Science ha dedicato la copertina e un editoriale, dal titolo “Reading the Bones” (Leggendo le Ossa), alle attività di ricerca condotte dal professore e dal suo gruppo presso il cimitero medievale dell’abbazia di Badia Pozzeveri.

Dal 2009 insieme alle Università di Bologna e di Milano, ha organizzato il primo master italiano in Bioarcheologia, Paleopatologia e Antropologia forense. Dal 2011 al 2015 è stato co-direttore, insieme all’antropologo Clark Spencer Larsen della Ohio State University, della Field School Pozzeveri in Medieval Archaeology and Bioarchaeology e, dal 2014 al 2015, Direttore della Summer School in Osteoarchaeology and Paleopathology, due scuole internazionali per studenti e dottorandi italiani e stranieri.

Nel 2014 è stato fra i fondatori, ed è attualmente membro della Giunta direttiva, del Centro Studi Antropologici, Paleopatologici e Storici dei Popoli della Sardegna e del Bacino del Mediterraneo, presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Sassari.

Gino Fornaciari è stato associate editor dell”International Journal of Paleopathology, rivista ufficiale della Paleopathology Association, oltre a essere tuttora nel comitato editoriale di Genes, rivista di genetica molecolare, Acta Medico-Historica Adriatica, rivista Croata, Romanian Journal of Legal Medicine, rivista Romena, Medicina nei Secoli, rivista di Storia della Medicina, Studia Borbonica, rivista di Storia, Archivio per l’Antropologia e la Etnologia, Journal of Paleopathology, Archeologia Postmedievale, Archeologia Viva, Paralleli e Meridiani e Rivista di Storia della Tanatologia.

Attività scientifica

Le attività scientifiche di Gino Fornaciari si sono focalizzate, oltre alla paleopatologia classica, allo studio e alla ricerca di agenti batterici e virali antichi, in molti casi provenienti da reperti mummificati.

Negli anni ’80 ha diretto l’esplorazione delle tombe e lo studio paleopatologico dei corpi dei sovrani e dei nobili della Dinastia aragonese di Napoli (secoli XV e XVI), nella Sacrestia di San Domenico Maggiore della Basilica omonima.

Nel 1998- 2000 Gino Fornaciari è stato responsabile dell’’Unità di Paleopatologia dell’università di Pisa del Progetto Anubis, Il progetto, dal significativo titolo “Illness, health and socioeconomic conditions in the ancient Egypt. A multidisciplinary project”, fu diretto dalla grande egittologa Edda Bresciani e comportò lo studio radiologico e paleopatologico delle mummie egizie conservate nei musei italiani.

Nel 1996 dimostrò la mutazione dell’oncogene K-RAS nel tumore che nel 1494 uccise Ferdinando I di Napoli, scoperta che costituisce tuttora un vero e proprio unicum in paleopatologia; nel 1999, individuò per primo in una mummia Inca del XIV secolo, il protozoo parassita Trypanosoma cruzi, agente eziologico della malattia di Chagas. Nel 2003 ha amplificato e sequenziato, per la prima volta in una mummia, quella di Maria d’Aragona, figlia di Ferdinando d’Aragona, duca di Montalto, il virus del papilloma umano (HPV). Nel 2015, in collaborazione con il Center for Applications in Biotechnology della California Polytechnic State University, ha dimostrato la presenza di resistenza agli antibiotici in una mummia precolombiana dell’XI secolo. Nel 2018, in collaborazione con l’Ancient DNA Centre della McMaster University di Hamilton in Canada, ha sequenziato completamente il virus dell’epatite B in una mummia del XVI secolo. Nel 2019 ha diagnosticato un adenocarcinoma invasivo, trattato con zucchero di Saturno (acetato di piombo), nella mummia di Luigi Carafa della Stadera, II principe di Stigliano (1511-1576), aprendo una nuova strada allo studio dei tumori antichi e, in collaborazione con il gruppo di Silvia Pellegrini dell’Università di Pisa, ha scoperto la presenza di una mutazione del gene della monoamino ossidasi A (MAOA), nota come “gene dell’aggressività”, nel condottiero rinascimentale Giovanni dalle Bande Nere (1498–1526). Nel 2020, in collaborazione con il gruppo di Generoso Bevilacqua, ha identificato un virus umano sconosciuto, un betaretrovirus molto simile all’MMTV (Mouse Mammary Tumor Virus) legato al cancro della mammella umana, in resti umani dell’Età del Rame di 4.500 anni fa e del Rinascimento. Nel 2022, sempre in collaborazione con l’Ancient DNA Centre della McMaster University di Hamilton in Canada diretto da Hendrik Poinar, è stato sequenziato per la prima volta al mondo un antico ceppo di Escherichia coli in una mummia del XVI secolo, apprendo la strada allo studio dell’evoluzione dei cosiddetti germi opportunisti che, in particolari condizioni di deficit immunologico, purtroppo comuni nelle popolazioni del passato, potevano trasformarsi in veri e propri agenti patogeni.

Premi e riconoscimenti

Viareggino dell’Anno 1987: nomina del Comune di Viareggio su proposta dell’Associazione culturale “Salmaso Pipa Club”, per le importanti scoperte scientifiche di quegli anni

Citation of Excellence in Design for Scientific Exhibit: “CT virtual endoscopy of a Renaissance mummy from central Italy”, Radiological Society of North America, 84th Scientific Assembly, Chicago: November 29 – December 4, 1998

Primer Premio Sobre Investigation: “La Dama de los Encajes”, Sociedad Iberoamericana de Endoscopia Ginecologica e Imagenes, Siviglia (Espana), VI Congreso, 11-16 Ottobre 1999

Onorificenze

Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana
«Per l’originale ed innovativa attività di ricerca scientifica sul campo e in laboratorio, che ha portato ad importanti scoperte.»
— Roma, 5 gennaio 1982

Ordine del Cherubino
«[…] Il professor Fornaciari è stato fra i fondatori della moderna Paleopatologia, insieme ai paleopatologi americani Arthur C. Aufderheide, Marvin Allison ed Enrique Gerstzen e allo storico della medicina Mirko D. Grmek, dell’École des Hautes Études di Parigi. Oltre alla Paleopatologia in generale, si è dedicato allo studio delle mummie e alla ricerca di antichi agenti batterici e virali. […] Ha condotto numerose missioni scientifiche in Italia e all’estero, tra cui in Egitto e Messico, ed è autore di oltre 500 lavori, prevalentemente su riviste internazionali. Per queste motivazioni il Senato accademico ha conferito l’Ordine del Cherubino al professor Gino Fornaciari.»
— Pisa, 25 aprile 2015

Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio
«Il professor Fornaciari ha effettuato lo studio paleopatologico del corpo di Carlo III di Borbone, duca di Parma (1823-1854), sepolto nella cappella della Villa Borbone di Viareggio.»
— Amsterdam, 15 settembre 2019